Una norma ad hoc per sospendere De Luca.

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«Appare opportuno un intervento normativo che risolva il dubbio interpretativo». Il parere dell’Avvocatura dello Stato, che arriva sul tavolo di Matteo Renzi, sembra il viatico che porta dritto verso un decreto che intervenga sulla legge Severino. Un intervento che stabilisca tempi e modi per la sospensione di Vincenzo De Luca. E chiarisca se il governatore eletto sia in grado o meno di nominare un vice che salvi la legislatura campana. Cosa che, secondo il parere, dovrebbe essere possibile, per evitare «la vanificazione dell’intero risultato elettorale con lo scioglimento del consiglio regionale».
Che De Luca vada sospeso è «pacifico». Ma a certe condizioni. E la lettura legittima le posizioni di chi, anche nel Consiglio dei ministri di martedì, aveva manifestato dubbi sull’ipotesi di procedere di default. «Avessimo dovuto fare il decreto, l’avremmo fatto già martedì», si sentiva ripetere ancora ieri da Palazzo Chigi. Ma il testo arrivato dall’Avvocatura, a questo punto, rivoluziona il quadro. Riducendo i dubbi residui sulla necessità di un intervento del governo a una questione di tempi. Si interverrà nel Consiglio dei ministri di venerdì o si aspetterà ancora qualche giorno?
Come rendere politicamente praticabile la strada di un intervento che le opposizioni hanno già definito ad personam? La via maestra al governo la indica ancora l’Avvocatura. Nella misura in cui chiarisce che, se De Luca non avesse la possibilità di nominare un vice, la sua «sospensione» temporanea si tramuterebbe di fatto in «incandidabilità». Un aspetto che la legge Severino non prevede per i con-dannati in primo grado come De Luca.
E dire che, prima che arrivasse il testo dell’Avvocatura, De Luca stesso aveva reso noto un parere secondo cui «la Severino non può essere applicabile al sottoscritto», preparando contemporaneamente quel colpo di teatro in programma per oggi, quando il presidente campano, a meno di colpi di scena, si presenterà alla riunione con il premier e gli altri governatori sull’immigrazione. Ostentando, quindi, i galloni derivanti dalla proclamazione più contestata dell’intera storia delle elezioni regionali.
«Sapete che c’è? Domani (oggi, ndr ) vado a Palazzo Chigi», spiega ai suoi De Luca all’ora di pranzo. Qualcuno vorrebbe consigliargli prudenza, anche perché il gesto rischia di provocare un cataclisma. Ma non c’è verso. Le persone a lui più vicine, compreso quel Fulvio Bonavitacola che presto sarà chiamato a fare il suo vice-facente-funzioni, gli offrono quel conforto di cui comunque l’uomo non avrebbe avuto bisogno. Senza ripensamenti notturni, che comunque non sembrano essere nel repertorio del personaggio, oggi a Palazzo Chigi andrà in scena la rappresentazione plastica del caos che si vive in quelle stanze. Il governatore virtualmente sospeso al tavolo dei governatori.
Tommaso Labate