Sangue, guerra, oro: Spike Lee conquista con il suo Vietnam all black

“Da 5 Bloods – Come fratelli”, visibile ora su Netflix, è un film tentacolare, un collage di due ore e trentacinque minuti di ricordi, argomenti, motivazioni, persino stili visivi. Quattro veterani di colore della “sporca guerra” tornano oltre quarant’anni dopo sul campo di battaglia per recuperare le spoglie del loro leader. Ma anche un tesoro in lingotti che ritengono una giusta riparazione dovuta al loro popolo per secoli di schiavitù, vessazioni, pregiudizi, discriminazioni

L’eccellente Da 5 Bloods – Come fratelli di Spike Lee, che si può vedere sulla piattaforma Netflix, si apre con Muhammad Alì e si chiude con Martin Luther King, Jr., due leggende indissolubilmente legate al movimento per i diritti civili e all’orgoglio nero. Lee li usa per evidenziare un’altra comunanza: la loro strenua opposizione alla guerra del Vietnam. Le prime parole che ascoltiamo sono la famosa spiegazione di Ali sul perché si era rifiutato di arruolarsi, le ultime provengono da un discorso pronunciato da King il 4 aprile 1967, esattamente un anno prima che lo assassinassero, in cui cita Let America be America Again del poeta Langston Hughes.

Dopo aver affrontato il ruolo dei soldati afroamericani nella seconda guerra mondiale in Miracolo a Sant’Anna, Lee si sposta in Vietnam per il suo ultimo film, che esce ora, in un periodo di enormi tumulti, in America e in tutto il mondo, legati alle discriminazioni razziali e alle violenze della polizia. Seguiamo la storia di quattro veterani del Vietnam di ritorno nel paese che li ha uniti in battaglia, per rendere onore e giustizia a un compagno d’armi e ritrovare un tesoro che avevano sepolto diversi decenni prima. Gli uomini inizialmente sembrano adattarsi a tipi classici: c’è il jolly, Melvin (Isiah Whitlock Jr.), il medico di livello, Otis (Clarke Peters) e quello che ha ottenuto il maggior successo postbellico, Eddie (Norm Lewis). A completare il quartetto c’è il forte e accattivante Paul, interpretato da Delroy Lindo in una delle sue migliori esibizioni. Il “quinto sangue” del titolo non è il figlio di Paul, David (Jonathan Majors), che si presenta inaspettatamente per unirsi all’equipaggio, ma il loro compagno caduto in battaglia, il leader della squadra, Norman (Chadwick Boseman), il cui corpo sono stati autorizzati a riesumare.

Sviluppato da Lee e dal suo collaboratore Kevin Willmott da una sceneggiatura originale di Danny Bilson e Paul De MeoDa 5 Bloods si apre in modo diretto e quasi documentario, con filmati storici, immagini che è impossibile non notare, principalmente incentrate sui molti soldati neri impegnati nella guerra, da un lato, e sulle vittime causate dalle legioni dei vietnamiti dall’altro. Vietnamiti che, per fare eco ad Alì, non hanno mai privato del diritto di voto gli afroamericani, non hanno mai messo loro o i loro antenati in catene, e mai, fino alla guerra del Vietnam, erano stati un “nemico”. Eppure i neri d’America furono costretti a combatterli.

Ma prima che la storia dei 5 Bloods inizi facciamo i conti anche con quello che allora fu chiamato “il fronte interno”, nelle immagini della guerra combattuta sul territorio americano tra proteste, sparatorie, operazioni di polizia. E nei discorsi dei presidenti Richard Nixon e Lindon Johnson, e dei leader neri Bobby Seales, Angela Davis e Malcolm X. Vediamo quelle immagini storiche ma familiari insieme a quelle ancora fresche, di recente rilevanza dei tumulti dopo la morte di George Floyd. È un’apertura fredda che sintetizza abilmente la mostruosità politica che fu la guerra del Vietnam e fa emergere quella storia in modo ancora più potente.

Perché questo è un film su quattro veterani del Vietnam nero di nuovo in missione in mezzo a quegli orrori, che sono sempre rimasti dentro le loro anime e le loro menti, i quali tornano là per recuperare qualcosa che è loro dovuto: il corpo del “quinto sangue”, che vogliono riportare a casa, ma anche la scorta di oro coniato dagli Stati Uniti che avevano trovato, oro destinato agli alleati vietnamiti che assistevano gli americani. Oro che, per questi uomini, ha tutte le qualità scintillanti delle riparazioni razziali attese da tempo.

Da 5 Bloods è un film tentacolare, un collage di due ore e 35 minuti di ricordi, argomenti, motivazioni, persino stili visivi; Lee salta tra quattro diverse proporzioni per catturare gli elementi concorrenti della storia. Ci sono i fantasmi e le rivelazioni inquietanti su chi sono diventati questi
uomini dopo il Vietnam. L’ensemble del cast è eccellente, e l’orecchio nitido di Lee garantisce una melodia scelta con precisione: la ricca colonna sonora di Terence Blanchard è intervallata da esplosioni dell’album di Marvin Gaye What’s Going On, (1971), vero filo conduttore che collega i diversi tempi di Da 5 Bloods. Unisce passato e presente, contribuendo così all’armonia compessiva del film.

Da 5 Bloods – Come fratelli di Spike Lee, con Chadwick Boseman, Paul Walter Hauser, Norm Lewis, Giancarlo Esposito, Isiah Whitlock Jr., Jean Reno, Jasper Pääkkönen, Clarke Peters, Mélanie Thierry, Jonathan Majors, Delroy Lindo, Veronica Ngo

 

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