Telecom, la mossa del governo

 

La rassegna si apre col caso della rete Telecom: è Aldo Fontanarosa a illustrarci l’emendamento al decreto fiscale per riportare l’infrastruttura sotto il controllo pubblico. Domani il consiglio potrà nominare ad Gubitosi. Il Pd – contrario – grida alla “nazionalizzazione a spese nostre”.
Il retroscena di Sara Bennewitz spiega che sarà la Cassa depositi e prestiti, controllata dal Tesoro, a fare da regista nella fusione con Open Fiber, mentre Rosaria Amato mette in luce l’allarme dei sindacati, secondo i quali sarebbero a rischio 25 mila posti: per Cgil, Cisl e Uil l’ex monopolista potrebbe trasformarsi in una società di servizi come i concorrenti.
Il vicedirettore Sergio Rizzo ricorda che un progetto per scorporare la rete telefonica era già stato presentato nel 2006 dal braccio destro dell’allora premier ulivista: “Il famoso piano Rovati: che a quell’omone alto 1,94 con un passato da giocatore di basket in serie A costò, incolpevole, il posto da consigliere del premier e una tiratona d’orecchi dal suo grande amico Romano Prodi”.
Il web ultraveloce – conclude Aldo Fontanarosa in un pezzo che cerca di rispondere a tutti gli interrogativi legati a questa vicenda – sarà in sostanza pagato dai consumatori. “Nel caso dell’elettricità, le aziende sono remunerate anche attraverso alcune voci della nostra bolletta. Ma queste voci non saranno decise dalle aziende. Nel caso delle tlc interverrà il Garante AgCom a determinarne gli importi”.