Salvini lancia la federazione alle urne Ira FdI, a rischio le alleanze per il 2023

di Emanuele Lauria
ROMA — Eccola, la federazione di centrodestra. Matteo Salvini la mette in campo con una fuga in avanti che disorienta Forza Italia. La propone per le prossime elezioni in Sicilia, terra che tradizionalmente anticipa i processi politici nazionali. «Torniamo a essere laboratorio», gongola il senatore Nino Minardo, responsabile della Lega nell’isola. In realtà quello che viene annunciato – durante il consiglio federale in cui si battezza la sede romana in via delle Botteghe Oscure – è ancora un progetto in nuce .
Un’iniziativa da costruire attorno a una lista leghista che cambia di nuovo nome e simbolo, visto che a Sud dello Stretto non è che Alberto da Giussano tiri moltissimo mentre l’effetto traino del Capitano è diminuito, e si trasforma in «Prima l’Italia ». Sotto quest’ombrello dovrebbero finire non solo i candidati della Lega, ma pure pezzi di centro, del mondo autonomista, liste civiche: l’obiettivo, a lungo termine, è farlo diventare appunto il contenitore di un centrodestra unito, una sorta di Pdl riveduto e corretto. Laboratorio siculo o meno, non è affatto una questione locale, tanto è vero che lo staff di Salvini collega subito l’iniziativa all’investitura da parte di Berlusconi nel corso della festa di sabato scorso che ha celebrato l’unione con Marta Fascina: «Matteo, sei l’unico leader vero che c’è in Italia», aveva detto il Cavaliere. Ma Forza Italia – che in Sicilia è primo partito – ora non ci sta, o per lo meno frena, e lo fa subito sapere: «Noi avremo una nostra lista sia alle Comunali sia alle Regionali», sottolineano fonti azzurre.
Gianfranco Micciché, commissario di Fi in Sicilia, conferma ma parla comunque di «Prima l’Italia» come di una «idea intelligente». E si sfilano pure i redivivi autonomisti dell’Mpa di Raffaele Lombardo.
Resta il fatto che, nella seconda regione del Paese per numero di abitanti, la Lega scende a patti con i moderati e si avvia invece verso uno strappo con Fratelli d’Italia. Salvini e i berlusconiani, infatti, non vogliono sostenere una nuova corsa del governatore Nello Musumeci, che invece è appoggiato da Fdi e, in mancanza di un’intesa, si stanno dividendo da soli le candidature per le amministrative di primavera: a Palermo dovrebbe scendere in campo un forzista quale l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, alla Regione un esponente della Lega qualo lo stesso Minardo (ma continua a circolare il nome di Giulia Bongiorno). Fra poco più di due mesi si voterà anche a Messina, dove potrebbe spuntare la candidatura di un civico gradito a Fi (l’ex assessore regionale Maurizio Croce), e forse pure a Catania, dove il sindaco sospeso Salvo Pogliese potrebbe dimettersi. E dove Raffaele Lombardo medita di piazzare un proprio uomo, forse l’assessore regionale Francesco Scavone.
Manovre che non possono che indispettire Fratelli d’Italia: «Fare una federazione senza una destra che rappresenta la metà degli elettori della coalizione – dice il capogruppo Francesco Lollobrigida – non mi sembra una grandissima idea. Forse, più che il centrodestra vogliono realizzare un centrino. Ma se così sarà, se senza una ragione si toglierà nei fatti il sostegno a Musumeci, ci saranno conseguenze su altre realtà ». Sulla Lombardia, ad esempio, dove si voterà nel 2023 e dove il sostegno a un candidato di Lega o Fi non è più scontato: «Sì, parliamo della Lombardia ma non solo. Io non capisco a chi giovi questa strategia: ma parlare di strategia – conclude Lollobrigida – mi sembra già un’esagerazione ». In questo clima, va da sé, in bilico c’è pure l’intesa per le Politiche.
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