Ritorno a casada Lippi a Caravaggio.

Prato Ci sono capolavori dei grandi dell’arte compresi Bartolini, Puccio di Simone, BelliniUndici opere portate via dalla Banca popolare di Vicenza da oggi rientrano in cittàSaranno visitabili per tutto il weekend a Palazzo degli Alberti. E poi ancora nel 2019

Giorgio Bernardini

 

PRATO Lippi, Bellini e Caravaggio, di nuovo a casa, nella Galleria degli Alberti, con i pratesi che accorrono a far loro visita. Undici opere visitabili gratuitamente fino a domenica a palazzo degli Alberti, in un’esposizione che presenta un distillato dell’intera collezione originaria in cui sono state scelte le eccellenze: Puccio di Simone, alcune opere del Cinque-Seicento di area fiorentina e due sculture di Lorenzo Bartolini, l’amato artista di Prato attivo nella prima metà dell’Ottocento, le cui opere campeggiano già all’ultimo piano del Palazzo Pretorio.

Quando a febbraio scorso il sindaco Matteo Biffoni ha implorato ai vertici di Banca Intesa Sanpaolo di fargli un regalo – «Riportateci le opere per l’otto settembre» – sapeva di «chiedere un miracolo». E infatti i vertici della Banca (che ha rilevato il sistema del credito della città dopo il fallimento di Banca Popolare di Vicenza) hanno immediatamente domandato di quali opere il sindaco stesse parlando. Non è soltanto uno degli aneddoti emersi ieri, nel giorno della celebrazione dell’esposizione gratuita delle opere ma è anche un segno della congiunzione astrale e dell’impegno che hanno reso possibile quest’operazione, che porterà a riaprire la Galleria Degli Alberti con l’intera collezione originaria di più di cento pezzi, a partire dall’anno prossimo.

Nella riunione dell’aneddoto, al sindaco pratese, toccò dunque spiegare ai manager bancari che le opere di cui stava parlando erano «il simbolo dello sgarbo», come racconta lui stesso oggi. I capolavori erano stati portati via da Gianni Zonin, patron della banca veneta, nel 2013: trasferiti nottetempo dalla storica collocazione di palazzo Alberti – che, oggi, a distanza di anni, vale la pena ricordare non aver mai dato sfoggio del suo tesoro con sufficiente pubblicità – sino a Vicenza, a Palazzo Thiene. Zonin fece ciò che era nel suo diritto, essendo proprietario delle opere dopo aver acquistato CariPrato e tutto il suo patrimonio. Ma l’atto unilaterale che privò la città (già ferita dalla crisi economica) un patrimonio simbolico della sua cultura, questo no, i pratesi non poterono accettarlo. E protestarono a lungo, vanamente.

Poi il fallimento del colosso di Zonin, il difficile dialogo con i proprietari dei capolavori: i liquidatori fallimentari. All’improvviso, nell’inverno, la svolta. Il varco si apre, la Banca che arriva (Intesa) che si rende disponibile a farsi affidare quadri e sculture, la soprintendenza che da l’ok. E l’idea di una nuova mostra, con Biffoni che chiede un regalo: «Fatele tornare per il giorno della festa». Oggi l’amministrazione comunale gongola e ringrazia, le opere sono appese alle pareti della sala centrale degli Alberti, rinnovata per l’occasione. Oggi, per Prato, è il giorno più importante. Si festeggia la Madonna della Cintola : in cui si brinda alla promessa di Banca Intesa di «voler tener aperta la galleria in maniera indipendente dalla banca (che lì ha la sua sede pratese) a partire dall’inizio del 2019».

 

Sabato 8 Settembre 2018-Corriere Fiorentino, https://corrierefiorentino.corriere.it/