Risarciti mille clienti delle banche.

È il risultato del lavoro del poco conosciuto Arbitro bancario e finanziario, costituito presso Bankitalia Un organismo a cui nel 2017 si sono rivolti 1.495 toscani, ottenendo la restituzione di 1,2 milioni.
Maurizio Bologni
Sono impiegati, operai, pensionati, persone con stipendi medio-bassi. Per rimborsare le rate di prestiti contratti con le banche allo scopo di acquistare l’auto, pagare debiti, spese mediche o l’università dei figli, si sono impegnati a far prelevare all’intermediario finanziario un quinto del loro mensile, sia esso stipendio o pensione. In questo quadro di obiettiva e penosa difficoltà di famiglie fragili, si innesca un fenomeno odioso: all’estinzione anticipata della cessione del quinto, che avviene per volontà del cliente o per sua morte, spesso le banche non restituiscono spese e interessi che il cliente aveva versato in anticipo alla stipula del contratto, e quindi non maturati. Una beffa da centinaia di euro, spesso migliaia di euro. A cui pone rimedio l’Arbitro bancario e finanziario ( Abf) costituito presso Bankitalia. Nel 2017, dei 1.495 ricorsi di clienti toscani esaminati dall’Abf di Bologna ( è quello competente per la nostra regione), 1.002 hanno riguardato la cessione del quinto dello stipendio. E ben l’ 86% si sono conclusi con esito favorevole per il cliente. In totale nel 2017, il collegio di Bologna di Abf ha “condannato” le banche nel 70% dei casi toscani esaminati, oltre mille quindi, imponendo agli istituti risarcimenti ai cittadini per circa 1,2 milioni di euro, con un ritmo di restituzione di 100mila euro al mese e una media di 1.700 euro a caso.
Ma è del valore sociale della giustizia svolta da Abf sul “ quinto” che vanno soprattutto fieri il direttore della sede di Firenze di Bankitalia, Mario Venturi, e il capo della segreteria tecnica dell’Arbitro bancario di Bologna, Stefano Ercoli, raccontando il primo anno completo di attività del collegio emiliano di Abf ( l’Arbitro funziona dal 2009). C’è da comprenderli. Perché il sistema degli abusi delle banche sulla cessione del quinto ( possibile al massimo per 120 mesi consecutivi), non è stato completamente estirpato da un intervento di Bankitalia che ha efficacemente messo mano alla materia tra 2009 e 2011. E poi perché il fenomeno colpisce una fascia debole della popolazione, che di recente si è allargata dai dipendenti pubblici ai privati: la cessione mensile del quinto è in media di 250- 300 euro, a testimonianza che lo stipendio gravato raramente supera i 1.500 euro.
Che il caso cessione del quinto sia ancora centrale nell’attività di Abf in Toscana, lo dice il fatto che le banche più chiamate in causa dai cittadini presso il collegio di Bologna sono tre specializzate in questa forma di credito al consumo: Santander, Barclays e Prestitalia contro le quali sono indirizzati complessivamente il 20% dei ricorsi toscani 2017. Ma tra le prime 14 ci sono anche, nell’ordine per numero di ricorsi, Poste, Intesa, Findomestic, Mps, Unicredit, Carifi e le Bcc. Perché la cessione del quinto non è l’unica materia su cui interviene Abf. Un terzo ( 493) delle vertenze toscane del 2017 ha riguardato questioni che spaziano da truffe bancomat allo sportello Atm e pishing online, alle commissioni applicate sui conti correnti, a usura e modifiche unilaterali sui rendimenti dei buoni fruttiferi di Poste Italiane. Grazie anche all’opera del collegio di coordinamento, che riunisce i collegi territoriali, dirime le questioni più controversa e dà la linea, la prassi di Abf ha fissato principi piuttosto netti, ad esempio nel caso di prelievi indebiti con il bancomat rubato o smarrito. Se il prelievo furtivo avviene al primo tentativo, il cliente ha torto perché è presumibile che custodisse il pin insieme alla carta. Ma in tutti gli altri casi, e sempre in caso di furti e truffe online, la banca è in torto: sarebbe stata tenuta a sistemi di difesa più efficaci, e allora il cliente ha sempre ragione.
Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/