Quei bambini senza posto nell’agenda del governo

di Chiara Saraceno
Ibisogni di socialità e il diritto a ricevere un’istruzione adeguata dei bambini e ragazzi continuano a rimanere assenti dall’agenda politica e dai piani di riapertura. Nell’intervista a questo giornale Conte ha assicurato che la scuola riaprirà a settembre, anche se in tempi e modi ancora tutti da definire e senza chiarire se la cosa riguarderà anche il sistema educativo per la fascia di età 0-6 anni, nidi e scuole dell’infanzia, per la quale anzi si minaccia la possibile posticipazione di un anno.
Sembra che non ci sia consapevolezza, tanto meno preoccupazione, per l’impoverimento di opportunità educative e di sviluppo che questa clausura forzata sta provocando sui bambini e ragazzi. I bambini e ragazzi per crescere hanno bisogno anche di esperienze e relazioni fuori dalla famiglia.
Esperienze che un’ampia letteratura internazionale ha documentato essere cruciali già dalla più tenera età e che non possono essere surrogate neppure dai genitori più amorosi e competenti. Lo ha riconosciuto finalmente anche il legislatore italiano quando, nel 2017, ha inserito a pieno titolo i servizi educativi per la fascia 0-6 a pieno titolo nel sistema istruzione. Una chiusura così prolungata di tutti gli spazi educativi e di socialità rischia di essere pagata a caro prezzo dai bambini e ragazzi in generale, ma soprattutto da quelli in condizione di svantaggio economico e sociale, o di grave disagio familiare. Questi, infatti, non solo hanno potuto fruire della didattica a distanza con molta più difficoltà dei loro coetanei più fortunati, per scarsità o assenza di strumenti adeguati, condizioni abitative spesso sovraffollate, limitate competenze dei genitori, accumulando perciò svantaggi nei processi di apprendimento.
Sono perciò coloro che hanno più bisogno di trovare occasioni extrafamiliari che stimolino le loro capacità in contesti sicuri dal punto di vista sia sanitario sia ambientale.
A questi bisogni non ci si può limitare a rispondere, come ci si appresta a fare, prolungando il bonus baby sitter e la possibilità di fruire di un congedo genitoriale straordinario, due misure per altro limitate ai soli casi in cui entrambi i genitori, o l’unico presente, lavori fuori casa. Queste due misure, infatti, non solo non sono sufficienti a coprire i lunghi mesi da qui a (forse) settembre.
Non rispondono neppure ai bisogni educativi e di socialità dei bambini e ragazzi. Occorre invece pensare a organizzare, per i mesi da qui alla ripresa di settembre, e in preparazione di quella, attività per piccoli gruppi, utilizzando una molteplicità di spazi – alcune aule e cortili delle scuole e dei nidi, palestre, parchi attrezzati, oratori , case di quartiere, ludoteche – ove piccoli gruppi possano incontrarsi in sicurezza insieme ad educatori: una sorta di “estate ragazzi” diffusa, fatta di micromunità circoscritte e monitorate.
Anche per i più piccoli, che è vero che non possono mettere le mascherine, gattonano e si mettono tutto in bocca, ma sembra assodato che non si infettano tra loro. Se in Francia, Spagna, Danimarca, Germania, si stanno attrezzando in questo senso, perché non in Italia?
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