Pass sanitario: una protesta a più facce

Contro l’obbligo del certificato vaccinale si stanno mobilitando portuali e trasportatori, ma potrebbe essere solo un pretesto per canalizzare malesseri striscianti

Da domani sarà introdotto l’obbligo del green pass per tutti i lavoratori italiani. Sarà un passaggio stretto e difficile: si preannunziano proteste, blocchi, ma anche complessità operative per l’applicazione di questa norma. La tensione sta crescendo in molti settori della vita economica e della società. I segnali c’erano già da diverso tempo. Sabato scorso, com’è noto, una frangia di fascisti ha assaltato la sede nazionale della Cgil, mentre contestualmente decine di migliaia di cittadini protestavano contro questa regolamentazione.

Tale dualismo tra frange violente e fasce relativamente più larghe di contestatori è destinato con ogni probabilità a caratterizzare la situazione delle prossime giornate. Alcune categorie si preparano a far pesare il proprio potere di interdizione. I portuali di Trieste, per esempio, hanno dichiarato che si batteranno sino alla fine contro l’obbligatorietà del pass sanitario, e non accetteranno nemmeno l’offerta di avere gratuitamente accesso ai tamponi, pagati da parte delle imprese. Inopinatamente, il ministero dell’Interno ha emanato una circolare che invita le imprese portuali a mettere a disposizione gratuitamente i tamponi ai lavoratori. Ma le situazioni sono molto variegate su scala territoriale e su scala settoriale.

Circa il 40% dei portuali triestini non si è ancora vaccinato, e questa robusta minoranza ha egemonizzato la posizione della categoria. Il presidente dell’Autorità portuale, Zeno D’Agostino, ha dichiarato che si dimetterà se dovesse cominciare uno sciopero a oltranza, che minerebbe la credibilità dello scalo triestino diventato, intanto, il settimo in Europa. Anche a Genova nel porto spira aria di rivolta. I camalli sono abituati a fare poche chiacchiere e molti fatti. Non stupirebbe che anche lo scalo ligure dovesse restare bloccato nei prossimi giorni. I portuali genovesi non sono vaccinati per il 20% della forza lavoro.

Il mondo del trasporto merci conosce situazioni anche oggettive che confliggono con la regolamentazione italiana. Il problema talora si nasconde nei dettagli. I camionisti provenienti dall’Est Europa sono in gran parte vaccinati, però con prodotti non riconosciuti dalle autorità nazionali ed europee. Andranno certamente ricucite queste contraddizioni, che rendono vischioso il sistema interoperabile delle vaccinazioni.

In qualche modo il fronte del porto e il sistema del trasporto su gomma costituiscono la punta avanzata delle contraddizioni emerse finora, prima che la normativa entri in vigore a partire da domani. Un’aria di rivolta spira nel Paese. E c’è chi soffia sul fuoco per ricavarne un dividendo politico. Comincia a essere plausibile immaginare che l’obbligo di green pass sia soltanto un pretesto per canalizzare una serie di malesseri striscianti che si agitano nel profondo della società italiana.

 

 

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