Mps, ipotesi di 4 mila esuberi

 

Bastianini: ancora spazio per i risparmi. Orcel: la fusione si poteva fare ma non a ogni costo

Fabrizio Massaro

 

Potrebbero ammontare a 4 mila, pari al 20% dell’attuale forza lavoro, il taglio di personale di Mps da avviare nel corso del 2022 per tenere in piedi l’istituto e rispettare le prossime richieste della Commissione europea, che deve autorizzare la proroga della partecipazione statale nell’istituto.

La cifra è emersa ieri dalla relazione del ceo Guido Bastianini alla Commissione d’inchiesta sulle banche presieduta da Carla Ruocco. Anche il costo di questi esuberi, «tutti volontari e da concordare con i sindacati», ha precisato il banchiere, è stato stimato in circa 950 milioni e dal 2026 porterebbe 315 milioni di risparmi. La quota minima di esuberi è quella di 2.500 del piano di gennaio, nei fatti non più attuale. Tanto che lo stesso ceo non si sbilancia sull’ammontare del capitale che servirà alla banca.

La proroga

Ruocco, presidente della Commissione Banche: servono almeno 12 mesi di proroga

«La predisposizione del nuovo piano richiederà alcune settimane di lavoro, un confronto con la Dg Competition e presuppone la prospettiva di un’azienda che sia in grado di camminare sulle proprie gambe», ha precisato Bastianini. Dato che la banca è in un regime di aiuti di Stato «dovremo rivedere il perimetro del gruppo, eliminare le parti che non sono profittevoli, andrà esaminata la struttura dei costi, in particolare del personale, forse l’unica componente che Mps non è riuscita a completare» degli accordi sul salvataggio pubblico del 2017 (oggi i dipendenti sono 21.300) «mentre sono state portati avanti gli impegni su sportelli e npl». Secondo Ruocco occorrerà «ottenere dall’Ue una congrua proroga di almeno dodici mesi. L’Europa non avrà difficoltà ad assecondare la richiesta».

Il perimetro

Il ceo senese: il nuovo piano andrà negoziato con la Ue, taglieremo le parti non profittevoli

Ieri è stato ascoltato anche il ceo di Unicredit, Andrea Orcel, sul fallimento della trattativa con il Tesoro per l’acquisizione di Mps. «Era ben noto ad entrambi le parti sin dall’inizio che l’operazione sarebbe stata possibile solo previo un ulteriore apporto significativo di capitale in Mps», ha spiegato. «Ma dal confronto è emerso che il «capitale necessario era più significativo di quanto il Mef si aspettasse», e considerato «eccessivo». Unicredit chiedeva un aumento da 6,3 miliardi, avrebbe rivelato Orcel nella seduta secretata. Il banchiere si è detto «personalmente dispiaciuto» ma «raggiungere un accordo a condizioni non coerenti con i presupposti concordati non sarebbe stato nell’interesse di Unicredit e dei suoi azionisti e, a mio avviso, anche della stabilità del sistema bancario nazionale».

https://www.corriere.it/