Meloni a Berlusconi “Posso fare da sola” Rauti e Santanchè donne in prima fila.

carmelo lopapa,
La leader di Fratelli d’Italia avverte gli azzurri: non siamo lo strapuntino della coalizione. Cambia il simbolo: via Msi e An, più grande la Fiamma.
trieste
La gag si ripete dopo anni, il gigante buono “ Shrek” Guido Crosetto che alza in braccio Giorgia Meloni sul palco, nel tripudio del Palazzetto di Trieste. Acclamazione della “ candidata premier”, bandiere tricolori, inno di Mameli, sipario sul congresso, sotto il nuovo simbolo di Fratelli d’Italia. Addio alle scritte An e Msi, resta la Fiamma che si fa gigante, per una Destra tutta a trazione femminile, stile Front National. Non solo la leader in giacca rossa da combattimento, ma riecco Isabella Rauti e Daniela Santanchè, la prima sul palco, la seconda giù in prima fila. Percorsi diversi per storie che si ricongiungono, appunto, in fondo a destra.
È standing ovation quando prende la parola la figlia di Pino Rauti. « Accetto di parlare ma non di mio marito, anzi da poco ex… » , premette lei appena finito l’intervento, alludendo a Gianni Alemanno passato con Storace a sorpresa sotto l’ombrello di Matteo Salvini. «Io c’ero anche al primo congresso di Fdi del 2014: sono stata impegnata per due anni in missione da ufficiale della Riserva selezionata dell’Esercito nella basi internazionali Nato. Ma il mio percorso a destra è iniziato quando avevo 14 anni nel Fronte della Gioventù. Non sono tornata certo per un posto in Parlamento», che comunque avrà, a sentire i dirigenti. Lei niente Salvini? « Non basta combattere contro lo Ius soli per essere di destra » . Veltroni e la mobilitazione Pd antifascista? « Hanno l’ossessione del fascismo, noi i conti col nostro passato li abbiamo risolti, loro no». I naziskin di Como? « Sbagliata l’irruzione ma non hanno commesso alcuna violenza » . Anche lei dice di essere tornata a casa, di più, «nella casa della madre » e indica Giorgia, Daniela Santanchè, fresca di addio a FI. Il suo nuovo compagno Dimitri D’Asburgo Lorena la osserva discreto a distanza. « Non volevano più candidarla? Le avevano offerto fino a cinque listini plurinominali per convincerla a restare » , sussurra il suo amico La Russa. Pressing da giorni e fino a ieri mattina. Ghedini, Ronzulli, altri. Invano, eccola qui. Ma niente intervento dal palco, « rischio fischi » dice qualcuno, allora Meloni la accompagna in prima fila e poi le fa tributare l’applauso nel suo discorso di chiusura. « Mi volevano fischiare? Stronzate. Sono qui per ascoltare e sostenere Giorgia, era concordato così da giorni», taglia corto lei. «Torno nella famiglia in cui Fini non mi ha permesso di stare. Non chiedo nulla», ma un posto in lista anche per lei già c’è. «Non sarò mai una ladra di voti alla Alfano, non tradisco, sono coerente con le mie idee. Ma resterò sempre dalla parte di Berlusconi, gliel’ho garantito. Cosa mi ha detto? Che sono sempre bellissima… ». Sorride e va via.
È soprattutto il giorno di Giorgia Meloni, la Giovanna d’Arco delle tre. Leader per acclamazione, lancia «l’opa sul Paese e sui patrioti » , e forte del successo in Sicilia punta a sfondare il tetto del 5, comunque decisivo per far vincere il centrodestra. Perciò mostra gli artigli: « Anche io sarò candidato premier, lavoro per vincere le elezioni ma le coalizioni non si fanno per forza, solo se ci sono le condizioni, altrimenti ci sono altre strade. Non subiremo più, non siamo qui per uno strapuntino » . È il monito rivolto soprattutto al Cavaliere da parte di chi non accetta più di fare il Peter Pan fra i tre tenori.
Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/