Marina Abramovic? sulle orme del viaggio della libertà.

GAIA RAU
A settembre la retrospettiva a Palazzo Strozzi Le opere e il furgoncino sul quale l ’ artista attraversò l’Europa Galansino: “Ecco la chiave per entrare nel suo mondo”
Un ritorno. Il furgoncino Citroën nero parcheggiato, dal prossimo 21 settembre, nel cortile di Palazzo Strozzi, lo stesso a bordo del quale, negli anni Settanta e Ottanta, Marina Abramovic? e il compagno Ulay attraversavano l’Europa in lungo e in largo, avrà un significato ben preciso: quella della regina della performance a Firenze non sarà una prima volta. I ripetuti rapporti, poco noti al grande pubblico, fra l’artista più idolatrata del mondo contemporaneo e la Toscana saranno una delle tante scoperte offerte da Marina Abramovic?.
The Cleaner, la grande e attesissima retrospettiva a lei dedicata dall’istituzione fiorentina che, fino al 20 gennaio, ne racconterà, attraverso oltre cento opere — compresi reenactment dal vivo delle sue performance più famose — mezzo secolo di carriera. A svelarne i primi dettagli è Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra insieme a Lena Essling del Moderna Museet di Stoccolma, Tine Colstrup del Louisiana Museum of Modern Art e Susanne Kleine della Bundeskunsthalle di Bonn: «Il percorso espositivo — spiega Galansino — sarà tripartito, e ripercorrerà tre diverse fasi della vita e della carriera della Abramovi?, tutte in qualche modo legate all’Italia. Il primo capitolo arriva fino al 1976, iniziando con opere grafiche e pittoriche quasi mai viste e risalenti all’epoca dei suoi studi all’Accademia di Belgrado, e continuando con le sue prime epocali performance, alcune delle quali realizzate proprio nel nostro Paese. Seguiranno i dodici anni, fra il 1976 e il 1988, del sodalizio artistico e personale con Ulay, una simbiosi unica nella storia della performance art che ha visto molte importanti tappe italiane, terminato con la famosa separazione sulla Muraglia cinese. Infine il terzo periodo, più recente, con Marina di nuovo “solista”: dal suo grande ritorno sulla scena internazionale con Balkan Baroque, vincitrice alla Biennale di Venezia del 1997, fino all’acclamato The artist is present del 2010».
E agli anni delle performance con Ulay risalgono le prime esperienze della Abramovi? a Firenze: «I due — racconta il direttore di Palazzo Strozzi — viaggiarono in Toscana già all’inizio della loro relazione e, studiando i loro rapporti con la nostra regione, ci siamo imbattuti in una serie di storie interessanti e poco conosciute.
Nella primavera del 1985, ad esempio, furono invitati per una residenza artistica a Villa Romana, dove trascorsero diversi mesi. Lì i lavorarono a un progetto teatrale, intitolato Fragilissimo, che avrebbe dovuto andare in scena al teatro Niccolini e che raccontava la figura di Marina attraverso tre personaggi: un figlio, un fratello e un amante. Purtroppo, per ragioni logistiche, l’opera non fu realizzata a Firenze ma, nei mesi successivi, ad Amsterdam e Stoccolma: è interessante però che proprio qui fu concepito un lavoro che in qualche modo anticipa quella produzione di performance teatrali/autobiografiche che culminerà poi con Delusional, del 1994, e soprattutto con The life and death of Marina Abramovic?, diretta nel 2012 da Bob Wilson». Ma quella a Villa Romana non fu l’unica incursione toscana della Abramovi?: «Sempre nell’estate dell’85, Marina e Ulay parteciparono, insieme ad altri artisti, a un happening collettivo, in piazza Santo Spirito, organizzato da Mario Mariotti. Ma soprattutto, nel settembre 2001, Marina fu invitata, nell’ambito della rassegna “Arte all’arte”, a realizzare un progetto per l’ex ospedale neuropsichiatrico di Volterra: durante la performance, chiamata Mambo a Marienbad, l’artista, vestita di rosso, ballava un mambo in fondo a un corridoio dal pavimento di metallo, dove gli spettatori dovevano muoversi indossando scarpe da ballo dalle suole magnetiche. Fu un evento pazzesco».
Per Palazzo Strozzi, The Cleaner rappresenta un’ulteriore, significativa tappa nel viaggio fra i grandi nomi dell’arte di oggi iniziato nel 2016 con Ai Weiwei e proseguito poi con Bill Viola e Carsten Höller: «Con Marina Abramovic? continua il nostro lavoro con i grandi artisti contemporanei, di cui siamo profondamente orgogliosi. In questo caso, la sfida sarà cercare di dare al pubblico gli strumenti per capire il mondo di Marina, un personaggio iconico e ancora più mediatico e degli altri tre, celebrato dalla cultura contemporanea. E al tempo stesso, attraverso il nostro consueto metodo di lavoro, provare a rendere accessibile al grande pubblico un’arte considerata generalmente “di nicchia” come quella performativa, aggiungendo così un ulteriore mattone al percorso di conoscenza ed educazione nei confronti dell’arte contemporanea che per noi rappresenta una vera e propria missione».
All’indomani dell’inaugurazione mostra, sabato 22 settembre alle 15,30, l’artista stessa sarà protagonista al teatro dell’Opera di una conversazione con Galansino nel corso della quale affronterà alcuni temi del suo percorso esistenziale e creativo: l’evento è già sold out.
Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/