La campagna in salita di D’Alema tra i militanti tentati dai grillini.

L’ex premier in Salento: “Sono tornato per rifondare la sinistra e rischiando, perché non è detto che entreremo in Parlamento. A Roma vi serve un professionista, e sono io. Inseguendo la rabbia si passa dalla padella alla brace” .

LECCE. C’è un’immensa sala matrimoni. E c’è Massimo D’Alema, in piedi, circondato da quarantuno sostenitori. Fissa un cactus a bordo piscina. Ed è come pungersi, una spina per ogni compagno che pende pericolosamente verso 5stelle. “Io lo so che siete arrabbiati. Che volete protestare. Ne avete il diritto, vi sto ascoltando. Ma proviamo a trasformare questa rabbia in politica, altrimenti travolgiamo tutto. A cosa serve restare a casa? Volete che finisca come a Roma? Serve un professionista. E quel professionista sono io”.

Un giovedì mattina a Sternatia, contrada nel nulla a quindici chilometri da Lecce. Salone dei ricevimenti “Mille e una notte”. Fontane che spruzzano giochi d’acqua, palme in stile west coast strapazzate da un vento gelido, affreschi neoclassici ovunque. Un gruppo di lavoratori radunati dalla dinastia dalemiana degli Abaterusso si prepara a un pranzo elettorale con il leader. Battono insieme il Salento da settimane, paesino dopo paesino, voto dopo voto. Gli altoparlanti sparano Biagio Antonacci. Ma la musica stona. “Presidente, nessuno pensa al Sud!”. “Massimo, perché dobbiamo credere alle promesse, se sono tutti uguali?”.

Non c’è filtro e non c’è inganno, in questo reality politico che dovrebbe restare privato. “Credetemi, non siamo tutti uguali”. Niente, i compagni non credono e non arretrano. “Servono investimenti nel Mezzogiorno, oppure lassamu stari…”. “E infatti proponiamo un piano straordinario per il Mezzogiorno. Guardate, io ero fuori dalla politica. Torno per far rinascere la sinistra. Rischiando, perché non è detto che entreremo in Parlamento”. Al piano di sopra ci sarebbe un buffet di pesce all’altezza di queste terre, ma chi se lo ricorda? “Presidente, però…”. “Aspetta, io ho ascoltato. Ora silenzio, parlo io”. Ed ecco cosa dice: “Dove sono le personalità in grado di rappresentarvi? Sul mercato della politica non ne vedo. Ci vuole professionalità, io penso di averla. Guardate Roma, non è mai stata come oggi”. Dubbi, quanti dubbi tra questi lavoratori. “Sicuro, Presidente?”. “Sicuro. C’è una bravissima ragazza ad amministrare, per carità. Ma serve gente capace. Con Veltroni e Rutelli si stava molto meglio”.

Ci prova con le unghie e con i denti, D’Alema, mentre lo spaghetto allo scoglio si fredda e il Negramaro del Salento resta da stappare. Non è neanche sorpreso. Pochi giorni fa un sondaggista amico l’ha chiamato e gli ha detto: “Massimo, non state sfondando. Siete al 6% in Puglia, peggio nel resto d’Italia. Qua è avanti il centrodestra, e i grillini inseguono”. Altro che guerra al Pd, altro che Renzi. Forse l’aveva prevista in un altro modo, questa mattinata salentina. E invece: “Ma se i 5stelle sono al 28%, Forza Italia e Lega al 30% – elenca un militante – con il 5% cosa può fare?”. “Ascoltatemi, solo il cinque marzo sapremo cosa accadrà”. Che fatica. E che cattivi presagi, un’onda che al Sud è gonfia da far paura. Meglio rifiatare altrove. Ore 17, si corre a Taviano.

Barocco leccese a ogni angolo di strada. Chiese del Settecento, pietra color miele che riflette solo luce sulla nuova sede di Liberi e uguali. In queste terre molti circoli del Pd hanno cambiato bandiera in una notte, mollando Renzi. “Presidente, grazie per la tua caparbietà”. Eppure, girare produce ferite. Come quella di stamattina. “Sapete, questa è la campagna elettorale più difficile. Non bisogna nascondersi nei palazzi romani, ma andare a incontrare la rabbia, perché è fondata. Stamattina ho incontrato un gruppo di lavoratori. Il rischio è che inseguendo questa rabbia si passi dalla padella alla brace”. I grillini, appunto: “Il partito di internet. Badate, io non li criminalizzo, ma non sono la risposta”. Oppure l’antico che ritorna: “Berlusconi e la Lega. Già, i salentini leghisti: come si può diventare seguaci del proprio nemico?”.

Magari adesso qualcuno si aspetterebbe un bel colpo contro Renzi. Ma a cosa servirebbe? “Il 5 marzo si aprirà una fase di transizione. L’aria è di una sconfitta del Pd. L’ha preparata Renzi. Non mi fa piacere, non siamo nati per farli perdere. Il nostro progetto è far rinascere la sinistra”. Si fa buio. Tutto sembra ricomposto, almeno qui. Ma un militante si trasforma in guastafeste. “Sono sessant’anni che sentiamo le stesse parole per il Sud!”. “E no – si ribella D’Alema – non siamo tutti uguali. Non faccio altro che girare tra la gente dalla mattina alla sera. Fatelo anche voi, incontrate quelli incazzati, qualcuno si convincerà”. Ma a che serve, se il vento continua a gonfiare l’onda anche in Salento?

 

Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/