ARRIVA DA FIRENZE L’ALLARME BIBLIOTECHE.

 

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Alcune centinaia di insegnanti laureati in storia dell’arte, archeologia o giurisprudenza che oggi vivono di supplenze bloccati nelle graduatorie da precari, avranno la possibilità di andare a lavorare nelle biblioteche o negli archivi. Solo se lo vorranno però, nessuna imposizione o trasferimento di massa. È questa una delle ricette che il ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, ha proposto per far fronte alla mancanza di personale.
L’emorragia all’interno delle istituzioni culturali va avanti da tempo e, da qui al dicembre del 2020, saranno almeno 3.437 i dipendenti destinati ad andare in pensione.
Un caso allarmante è quello della Biblioteca nazionale centrale di Firenze da dove è partito un ennesimo grido d’aiuto. Più di 90 intellettuali da tutto il mondo – da Adriano Prosperi a Salvatore Settis, da Paul Ginsborg a Jacques Marchand, e ancora Tomaso Montanari, Massimo Bray, Emanuele Scribano, Serge Noiret, Luca Serianni, Benedetta Tobagi, Margaret Haines – hanno indirizzato una lettera al ministro per chiedergli di salvare la biblioteca a rischio chiusura proprio per la mancanza di personale. In 35 anni, i dipendenti sono scesi da 400 a 149. «Una delle più importanti biblioteche al mondo ha bisogno di aiuto – si legge nell’appello lanciato dall’Associazione dei lettori coordinata da Natalia Piombino – I 5 bibliotecari assegnati con l’ultimo concorso bandito dal ministro Franceschini non sono in grado di colmare la voragine che si è aperta nei ruoli del personale. Nel 2020 la Biblioteca potrà contare solo su 10 funzionari bibliotecari: erano 30 a inizio 2018 e l’organico ne prevederebbe 42». L’invito è a un intervento immediato: «Chiediamo concorsi a cadenza regolare per personale qualificato e a tempo indeterminato, investimento necessario per salvare un patrimonio inestimabile».
La vicenda fiorentina si lega alla situazione generale del Mibac.
A fronte di un organico previsto a più di 19 mila unità, il ministero può contare su appena 16 mila persone che, presto, diventeranno meno di 13 mila. I “rinforzi” dal mondo della scuola, però, non saranno l’unica risposta: «Nel 2019 vorrei lanciare un concorso da 2.000 posti e, nel 2021, un ulteriore concorso con gli stessi numeri – ha annunciato ieri Bonisoli. «In più, penso a un intervento che possa incentivare la progressione di carriera per chi è già dei nostri».
Misure pensate per soccorrere un ministero «vecchio e sottodimensionato – come lo ha definito Bonisoli – la cui età media è di oltre 54 anni».
La Repubblica.www.repubblica.it/