La rete di Borrelli nel Nord-Est.

Il nuovo progetto politico dell’ex sodale di Casaleggio parte dalla galassia “Salviamo l’Italia”: 30 associazioni, compresa la Confapri di Colomban.

TREVISO. L’addio di David Borrelli al M5S affoga in un mare di veleni e insulti, di cui traboccano i profili social dell’europarlamentare trevigiano. Non gli perdonano, gli attivisti grillini veneti, l’annuncio a 18 giorni dal voto, tantomeno la decisione di traslocare nel gruppo misto dell’Europarlamento piuttosto che presentare le dimissioni. Reazioni figlie del terremoto delle ultime ore, ma anche del progressivo isolamento dai suoi compagni di partito dello storico primo rappresentante del M5S nelle istituzioni (il Consiglio comunale di Treviso, nel 2008).
Raccontano, a Treviso, del suo disagio per la piega che il Movimento ha preso dopo la scomparsa di Casaleggio padre e, soprattutto, dopo la designazione di Di Maio a capo politico e candidato premier. Del progressivo spostamento delle sue attività (e anche della sua vita personale) a Bruxelles e dei suoi interessi verso il mondo delle piccole imprese, degli artigiani, dei commercianti, le frange più insofferenti alla pressione del Fisco e ai lacci della burocrazia. Guarda caso, quel mondo che Borrelli stesso ha messo al centro del suo nuovo, appena annunciato, progetto politico.

È da questa rete di rapporti, coltivati negli anni, che ripartirà la vicenda politica di Borrelli in un anno cruciale: quello che da oggi lo porterà fino al termine della legislatura europea, quando dovrà decidere se ricandidarsi a Bruxelles (non avrebbe potuto farlo se fosse rimasto nel M5S), e soprattutto con chi: alle Europee i collegi sono larghissimi ed è impensabile che un movimento neonato possa crescere in dodici mesi al punto di conquistare seggi.

Il bacino di riferimento di Borrelli è quello di SI Salviamo l’Italia, una rete di una trentina di associazioni nella quale è confluita la Confapri, la Conferenza delle piccole imprese del Nord Est fondata anni fa insieme a Massimo Colomban di Permasteelisa e Arturo Artom: il primo (ex assessore di Virginia Raggi) oggi assai critico con la nuova piega dei Cinque Stelle, il secondo molto più prudente, anche in ossequio al suo ruolo nell’Associazione in memoria di Gianroberto Casaleggio (e alla sua amicizia con il figlio Davide).

A SI Salviamo l’Italia aderiscono l’Apindustria di Vicenza, l’associazione dei precari della ricerca, quella dei commercianti di macchine per l’edilizia, quella delle “vittime di Equitalia”, il Forum della meritocrazia, le “Imprese che resistono”, il “Movimento Giusta pensione”, l’associazione “Privilegi Zero”, “Sos Economia Italia” e alcune decine di altri gruppi, etichette, piccole associazioni che riecheggiano gli slogan del Nord Est arrabbiato e rivendicativo: “Liberiamoci dai governanti incapaci”; “Eliminiamo la corruzione e gli sprechi della spesa pubblica”; “Eliminiamo le tasse demenziali a carico delle imprese e dei lavoratori”; “Difendiamo il made in Italy”.

E poi c’è quel gruppo di imprenditori, molti veneti, alcuni lombardi ed emiliani, che sempre con Colomban, Artom e Borrelli avevano costituito il Think Tank group, il “pensatoio” del Nord Est nato per suggerire a Roma “i pilastri del buon governo”: da Adrea Alfonsi (di Verona) a Maurizio Belvedere (Treviso), da William Beozzo (Vicenza) a Lorenzo Bucciol (Treviso), da Mario Guadalupi (Venezia) a Mario Pozza (Treviso), Antonio Prando (Vicenza) e Riccardo Donadon (Treviso). Molti tra gli imprenditori e i manager che affollavano i convegni a Castelbrando, il grande castello nel borgo medievale di Cison di Valmarino, acquistato, ristrutturato e trasformato in hotel di lusso da Colomban e consorte. Ovviamente non tutti condivideranno il nuovo percorso politico di Borrelli (e Colomban), ma il bacino di riferimento è quello, gli slogan, gli obiettivi sono gli stessi. Meno tasse, meno contenziosi con il Fisco, Iva da pagare solo quando effettivamente incassata, burocrazia da “vivi e lascia vivere”.

Uno spazio (politico) che la svolta nazional-sovranista della Lega di Matteo Salvini ha lasciato incustodito. Di una possibile confluenza tra Borrelli, ex leghisti e leghisti insoddisfatti (il loro numero è destinato a crescere se Salvini non sfonderà il 4 marzo) si chiacchiera molto a Treviso e dintorni. Ma lo stesso Salvini – “Se altra gente vorrà unirsi a noi, dopo il 4 marzo, è la benvenuta. Però la Lega è la Lega”, ha detto ieri mattina – non sembra disinteressato a ciò che accade nella Marca, sponda Cinque Stelle.

 

Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/