Il perito sulla mostra di Genova “Quei Modigliani falsi grossolani”.

La polemica
La Procura: “Tele non autentiche nel tratto e nel pigmento” Nei guai i curatori dell’esposizione
Genova Non ci sono dubbi, né margini di incertezza. Il pigmento usato per colorare le opere non c’entra nulla con i capolavori di Modigliani.
Il tratto, poi, è un chiaro tentativo di imitazione, riuscito per altro malissimo. E pure le cornici, che senza dubbio possono essere cambiate a proprio piacimento (operazione comunque ardita), sono provenienti da Paesi dell’est europeo e dagli Stati Uniti: «Sicuramente per nulla ricollegabili, né come contesto né come periodo storico, a Modigliani», Così il responso pare davvero senza appello: venti opere sequestrate dalla Procura di Genova fra quelle esposte nella mostra su Modì curata da Palazzo Ducale nella scorsa primavera, secondo il super perito nominato dai magistrati liguri, sono «grossolanamente false». Come aveva denunciato in un esposto ai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico Carlo Pepi, il collezionista d’arte che già nel 1984 fu l’unico a non credere all’autenticità delle tre famose teste ritrovate nei fossi di Livorno. Secondo l’esperto «la maggioranza di questi falsi risalgono agli anni ’80. Avevo ragione a piantare la grana, finalmente la verità sta emergendo. Mi è bastato vedere l’immagine di uno dei dipinti su Internet per saltare sulla sedia.
E ho anche sospetti su chi possa avere compiuto alcuni falsi».
A segnare un punto a favore di Pepi è la consulenza di Isabella Quattrocchi. Una consulenza «di parte e senza contraddittorio», come si sono subito affrettati a dichiarare i legali delle altre parti in causa in una vicenda che muove interessi immensi. Gli indagati, finora, con l’ipotesi di reato di truffa aggravata, messa in circolazione di false opere d’arte e riciclaggio, sono tre: il curatore della mostra Rudy Chiappini, il presidente di MondoMostre Skira Massimo Vitta Zelmann e il collezionista e mercante d’arte Joseph Guttmann, proprietario di alcune delle opere ritenute false. La Fondazione Palazzo Ducale, invece, è parte lesa.
La Repubblica.
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