Primi scricchiolii nel patto di centrodestra.

 

VERSO LE ELEZIONI Taccuino
Sul ceppo dell’unità della coalizione, la testa di Maroni s’è posata ed è caduta: uno dopo l’altro, Berlusconi e Salvini, quasi come se avessero concordato le parole da usare, hanno chiuso la vicenda dell’addio del governatore della Lombardia alla corsa per la riconferma. Se uno abbandona per ragioni personali alla vigilia del voto, è la sentenza univoca dei due leader del rinato centrodestra, non può certo pensare di candidarsi ad altro. Fine delle trasmissioni. E delle costruzioni che avevano fatto pensare al Maroni che cambia vita come a una specie di cavallo di Troia di Berlusconi nella Lega salviniana e addirittura a un possibile candidato premier della coalizione, a dispetto del simbolo elettorale leghista che a quel ruolo indica il leader del Carroccio. Così che se è abbastanza chiaro che Maroni non ha alcuna intenzione di ritirarsi dalla politica ed è stato costretto alla rinuncia da una novità (giudiziaria?) che lo riguarda in arrivo, tale da capovolgere la campagna per la Regione che lo vedeva favorito e potrebbe arrivare nei prossimi giorni, nessuno ancora è in grado di dire di cosa si tratti. E la sensazione è che, malgrado la rinuncia del governatore, gli effetti dei prossimi boatos avranno conseguenze su una gara che a questo punto si è riaperta. Ed è il timore che la rinuncia del presidente uscente, oltre a rendere di nuovo contendibile la Lombardia, rischi di farla perdere al centrodestra, ad alimentare nuove tensioni tra Berlusconi e Salvini. Chiudere di comune accordo il caso Maroni non vuol dire infatti, a dispetto del comunicato uscito domenica dal vertice di Arcore, aver trovato l’intesa sul successore. L’ex Cavaliere non è affatto convinto che il nome dell’ex sindaco di Varese Fontana proposto da Salvini sia il più adatto a garantire la vittoria del centrodestra, e propone di decidere dopo sondaggi in cui lo stesso Fontana verrebbe contrapposto all’ex-ministra Gelmini. Salvini di questa soluzione non ne vuol sapere. La prima grana, dopo la solennemente proclamata unità della coalizione, è servita.
La Stampa.
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