IL «DECRETO DIGNITÀ» APPROVATO E SCOMPARSO PROPRIO COME IN PASSATO.

 

Il corsivo del giorno
Se c’è una cosa sulla quale il «governo del cambiamento» non è riuscito finora a cambiare nulla, è la confusione che spesso segue l’approvazione dei provvedimenti in Consiglio dei ministri. Come ci hanno abituato i precedenti governi, a quattro giorni dall’approvazione del cosiddetto «decreto dignità», del provvedimento si sono perse le tracce. Non c’è ancora la bollinatura del provvedimento da parte della Ragioneria generale dello Stato, con la certificazione delle coperture necessarie, per esempio per far fronte al mancato gettito Iva conseguente all’introduzione del divieto di pubblicità sui giochi (alla fine dovrebbe aumentare il Preu, il prelievo sui concessionari). Nessun chiarimento viene da Palazzo Chigi. Non si sa, dunque, quando il decreto potrà essere mandato al presidente della Repubblica e poi alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Un film già visto: grandi annunci, conferenze stampa, ma il testo ufficiale del decreto arriverà col solito ritardo in Parlamento. Che poi probabilmente lo modificherà in non pochi punti, visto che la Lega si prepara a far proprie le richieste degli imprenditori che vogliono fermare la reintroduzione di troppi vincoli sui contratti a termine e ottenere invece di poter utilizzare nuovamente i voucher. Annunci che, su un altro fronte, quello della cosiddetta «pace fiscale», cioè il maxi condono tombale allo studio sulle cartelle e le liti pendenti, rischia di produrre danni ancor prima di prendere la forma di un articolato di legge. L’altro ieri, ascoltato in commissione Finanze della Camera, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha spiegato tutte le difficoltà tecniche e normative di «aggredire» i 450 miliardi di euro che vale il «magazzino» delle cartelle esattoriali pendenti. Con le «rottamazioni» 1 e 2 del governo Renzi potrebbero entrare alla fine più di 10 miliardi (finora ne sono stati incassati 6 e mezzo). Ma non sono pochi i contribuenti che si stanno chiedendo se non convenga sospendere i pagamenti delle prossime rate (la prima della rottamazione bis si paga entro questo mese), in attesa di una più vantaggiosa «pace fiscale».
Corriere della Sera.
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