Una paura armata.

Dalle preoccupazioni economiche generate dalla crisi del 2008 al timore per l’incolumità personale, che si concretizza nella paura verso ‘l’altro’: l’insicurezza nel corso degli ultimi dieci anni ha assunto colori diversi e si è declinata di pari passo con i mutamenti che hanno attraversato il corpo sociale. Due dati in particolare colpiscono nel primo Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia realizzato dal Censis: nel 2017 si è verificata una diminuzione di crimini del 10,2% rispetto all’anno precedente (ma in confronto al 2008 gli omicidi si sono quasi dimezzati e le rapine sono diminuite del 37,6%, i furti del 13,9%): eppure il 39% degli italiani è favorevole a una semplificazione dell’iter per entrare in possesso di un’arma, mentre allo stesso sondaggio effettuato solo due anni prima si era dichiarato favorevole il 26% delle persone. Un’apparente contraddizione per la quale andrebbero indagate le motivazioni profonde. Va sottolineato che i maggiori sostenitori sono le persone meno istruite (il 51% tra chi ha al massimo la licenza media) e gli anziani (il 41% degli over 65 anni), due categorie per aspetti diversi ‘più fragili’ e che possono essere più facilmente influenzate da un certo uso dei media. Ma anche la ‘distribuzione’, o meglio la concentrazione della criminalità ha un peso: quattro province italiane, Milano, Roma, Torino e Napoli, dove vive il 21,4% della popolazione, sono ‘responsabili’ del 30% dei reati e infatti nelle aree metropolitane un cittadino su due si sente insicuro nella zona in cui vive.

Sta di fatto che c’è stato un aumento del 20% delle licenze per porto d’armi rispetto al 2014, e il 13,8% solo nell’ultimo anno; nel 2017 avevano il porto d’armi circa 1.400.000 persone, a cui si devono aggiungere circa 500.000 persone che hanno un’arma per servizio (gli appartenenti alle forze dell’ordine e i militari): un aspetto da considerare è che tenendo conto anche delle loro famiglie, ci sono circa 4,5 milioni di persone che hanno a portata di mano un’arma nella casa in cui vivono, che possono utilizzarla impropriamente, giocarci, esserne vittima per errore: assai spesso infatti la cronaca ci racconta di incidenti mortali causati da semplice leggerezza.

La quasi totalità degli italiani inoltre adotta dei dispositivi per sentirsi più protetta: dalla porta blindata (la più diffusa) alle inferriate, dai sistemi di allarme alle telecamere, alle casseforti: e, come deterrente e antifurto a basso costo, quasi 15 milioni di italiani lasciano le luci accese quando escono. Da rilevare inoltre la crescita delle agenzie di vigilanza privata che contano circa 64.000 addetti (+16,7% tra il 2011-2017) e dei servizi fiduciari (portierato, accoglienza), mentre all’opposto le forze dell’ordine statali subiscono i tagli della spesa pubblica e registrano complessivamente un invecchiamento dell’età media.

Come sottolinea il direttore generale del Censis Massimiliano Valerii, nell’ultimo decennio sembra essersi sviluppata nel corpo sociale la percezione di una ‘privatizzazione’ e individualizzazione del rischio sociale rispetto all’incolumità personale, così come in altri campi, per esempio la salute. Con il pericolo, viene da aggiungere, di una delegittimazione dello Stato quale garante della sicurezza di tutti i cittadini.

 

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