I vescovi cambiano guida La sfida Lojudice-Zuppi e l’ombra di un outsider

DI PAOLO RODARI
ROMA — È Francesco a scegliere il successore del cardinale Gualtieri Bassetti alla guida della Cei. Da oggi l’episcopato italiano si riunisce in Vaticano in un’assemblea generale che probabilmente già domani consegna al Papa, così prevede lo Statuto modificato nel 2017, una terna di candidati. Bergoglio deve decidere fra tre nomi non del tutto preventivabili a priori. Se, infatti, i cardinali Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, e Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, sembra scontato entrino nella terna e vi entrino da favoriti, resta più difficile ipotizzare il terzo nome. I vescovi potrebbero decidere prima di tutto di puntare su un cardinale, come auspicato dallo stesso Pontefice nelle scorse settimane, così da avere una personalità autorevole: in questo caso circolano i nomi dell’arcivescovo de L’Aquila Giuseppe Petrocchi, dell’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori e dell’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia. Oppure potrebbero indicare un outsider come l’arcivescovo di Modena Erio Castellucci, quello di Acireale Antonino Raspanti, quello di Cagliari Giuseppe Baturi.
Qualsiasi sia la scelta, il nuovo presidente sarà chiamato a una svolta dopo gli anni di Bassetti e cioè prendere con maggiore coraggio la strada della «Chiesa in uscita» auspicata da Francesco nel convegno ecclesiale del 2015: rifuggire dalla «reazione istintiva di chiudersi, difendersi, alzare muri e stabilire confini invalicabili ». La missione, piuttosto, è ormai chiara: «Uscire con fiducia» dalle proprie sicurezze, trovare «l’audacia di percorrere le strade di tutti», non credenti inclusi, sprigionare «la forza per costruire piazze di incontro e per offrire la compagnia della cura e della misericordia a chi è rimasto ai bordi». Insieme, l’obiettivo è riportare la Chiesa sulla scena pubblica, soprattutto sui temi eticamente sensibili.
Ieri, a sorpresa, il Papa ha elogiato il mondo pro-life. Dopo la manifestazione “Scegliamo la vita” dell’altro ieri, Francesco al Regina Coeli ha parlato dell’azione di questi movimenti da sempre contro aborto, eutanasia, unioni gay e utero in affitto. Anche se non vuole barricate, la posizione papale in merito resta da decifrare dalla prossima presidenza al fine di ridisegnare la modalità pubblica del proprio agire.
Il cardinale Lojudice è molto vicino al Papa. 57 anni, romano di Torre Maura, ex vescovo ausiliare di Roma sud, è stato parroco a Tor Bella Monaca. «Papa Francesco non ti dà unamedaglia — ha spiegato una volta divenuto cardinale — ma dice “continua a sporcarti le mani come facevi” ». Le famiglie in difficoltà, le ragazze schiave della prostituzione, i rom dei campi di periferia, sono stati per anni il suo pane quotidiano. Anche se, ha spiegato più volte, non ha mai cercato la marginalità, ma nello stesso tempo, ha detto, «non l’ho evitata».
Zuppi, 66 anni, romano, a Bologna sta ripercorrendo la strada che fu di Antonino Poma, pastore di Bologna e dal 1969 al 1979 presidente della Cei. Lo chiamavano «il cardinale del silenzio»: riuscì a distogliere l’episcopato italiano dalle preoccupazioni politiche per avviarlo su una strada più pastorale e di evangelizzazione. Così anche Zuppi, vicino per storia personale alla Comunità di Sant’Egidio, interpreta il suo episcopato in prossimità di tutte le anime presenti, dai dossettiani ai settori più conservatori. Viceparroco di monsignor Vincenzo Paglia a Santa Maria in Trastevere, Zuppi si è speso sempre per un instancabile azione a sostegno dei più poveri, degli immigrati, dei rom, senza escludere l’attività di diplomazia esercitata col suo movimento. A Bologna c’è chi lo paragona alla «Chiesa dei poveri» che ebbe in don Paolino Serra Zanetti, in padre Marella e nelle Case della carità una sua espressione.
Sono tanti i dossier aperti, e in parte anche delicati, che la nuova presidenza deve affrontare sul campo. Su tutti l’ipotesi di avviare una indagine sulla pedofilia del clero. Una parte di Cei privilegerebbe un lavoro interno. Media e alcuni vescovi, invece, sostengono che il tempo sia maturo per un’indagine indipendente ed esterna alla Chiesa stessa, sul modello di quanto avvenuto in Francia nei mesi scorsi. Alcune uscite recenti sembrano indicare Lojudice più vicino a quest’ultima ipotesi, Zuppi invece maggiormente alla prima. Ai vescovi sono in proposito arrivate già due lettere. La prima è da parte della rete gruppi conciliari dei Viandanti. Chiede l’istituzione di una commissione indipendente «per conoscere l’entità della diffusione della pedofilia nella nostra Chiesa». La seconda è firmata dal coordinamento contro gli abusi nella Chiesa Italy-ChurchToo. Auspica dalla Cei «iniziative serie, radicali e credibili» che facciano «verità, giustizia e prevenzione».
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