Ecco l’accordo sulla legge elettorale.

Sì di Pd, Ap, Lega e FI al nuovo Rosatellum, no di Mdp e M5S. Si punta a votarlo entro metà ottobre.

ROMA È iniziata l’ennesima corsa della legge elettorale che però, anche sotto forma di «Rosatellum 2.0», potrebbe di nuovo fermarsi in Aula alla Camera tra agguati dei peones e voti segreti. I partiti — grazie a un accordo Pd, Ap, socialisti di Riccardo Nencini, da un lato; Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia (cauti), dall’altro; mentre M5S, Articolo 1 e Sinistra italiana sono decisamente contrari — hanno dato il via all’«ultimo giro di giostra» in commissione Affari costituzionali annunciando, per martedì prossimo, il voto favorevole al testo base presentato dal relatore Emanuele Fiano (Pd).

Il calendario dei lavori è decisamente ambizioso con votazioni in Aula previste nella settimana del 9 ottobre per poi andare al Senato nella «finestra» che rimarrà aperta dopo la legge finanziaria. Il tempo stringe. E anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, dice che «senza legge elettorale il Paese rischia un contraccolpo perdendo ogni credibilità. Per questo bisogna fare ogni sforzo».

Le novità del «Rosatellum 2.0» rispetto alla prima versione naufragata in primavera sono sostanziali, a partire dall’introduzione delle coalizioni, come sottolinea il ministro Dario Franceschini (Pd). Infatti il relatore Fiano (Pd) ha buon gioco quando dice che «il nuovo testo tiene conto delle critiche precedenti». Prevede, tra l’altro, listini corti (da due a quattro candidati) per il proporzionale e fissa la soglia di sbarramento al 3% per la lista e al 10% per la coalizione. La proposta piace ai leader (Renzi, Berlusconi e Salvini) perché lascia intatto il loro potere di muovere le pedine della candidature nei 231 collegi uninominali e quelle bloccate per i 399 seggi da assegnare con il proporzionale.

Con il nuovo «mix» che premia la quota proporzionale (64%) Silvio Berlusconi vede garantita la tenuta di Forza Italia mentre la Lega già sta contando i collegi uninominali che riuscirà a strappare al Nord: «Rosatellum? Siamo disponibili a votarlo anche la prossima settimana», manda a dire Matteo Salvini. Soddisfatto anche il tandem Meloni-La Russa (Fratelli d’Italia).

A remare contro rimangono dunque i grillini che verrebbero penalizzati su più fronti: «FI e Pd hanno fatto un inciucio per fermarci», ha detto il (quasi) candidato premier Luigi Di Maio mentre Alessandro Di Battista parla di «porcata per garantirsi le poltrone». La stessa analisi la propone Miguel Gotor di Mdp: «Con i nominati e le coalizioni acchiappavoti prende corpo il matrimonio di interessi tra Renzi e Berlusconi, ispirato e officiato da Denis Verdini, che produrrà inevitabili inciuci di governo post elettorali».

Il momento della verità ci sarà a ottobre con il passaggio in Aula dove tre mesi fa il voto segreto ha affossato la legge elettorale proporzionale. Per questo, l’esperto Pino Pisicchio (Misto) prevede burrasca: «Stiamo facendo un atto di fede come quando saliamo su un aereo. Speriamo che il pilota sia sobrio, sano di mente e non abbia litigato con la moglie».

D. Mart.