Tra Salvini e Giorgetti c’è di mezzo l’Europa

Dunque ci saranno dei passi da fare, cominciando da un tour nelle capitali europee. Lo faranno Salvini e Giorgetti insieme, ma ancora non c’è una data, un appuntamento. Si tratta di capire se andranno a Berlino, se hanno intenzione di chiedere un incontro alla Cancelliera Angela Merkel oppure, come sembra più probabile al vertice della Cdu che però contano quasi nulla. È ancora Angela che detta legge nel partito e ammette nel Ppe. Quando gli viene chiesto se in questo tour potrebbe incontrare il premier ungherese Orban, il più vicino alla Lega dentro il Ppe, Salvini risponde in maniera contraddittoria: «L’Ungheria non è nel nostro gruppo, è nel Ppe». Dunque sembra di capire che non sarà un viaggio oltre i confini della ridotta in cui si sono chiusi i leghisti europei. Giorgetti invece oltre quei confini ci vuole andare.

Il Carroccio ha due linee, Salvini non vuole ammettere di avere sbagliato i suoi calcoli, pensando dopo le europee di fare un grande gruppo nazionalista e sovranista insieme ai Conservatori. Un fallimento, mentre Giorgia Meloni del partito dei Conservatori ne è diventata la presidente. È un partito che governa la Polonia ed è rappresentato nella Commissione europea con il pesante portafoglio dell’Agricoltura. Chi incontreranno allora? Solo partiti di opposizione? Ancora non c’è nulla. «Io e Giorgetti cominceremo giro delle capitale europee per rinsaldare relazioni. Siamo una forza di governo – spinge l’ex ministro dell’Interno – quindi incontreremo anche forze di governo, nel nostro gruppo ne abbiamo. Noi torneremo al governo di questo paese, quindi per governare questo paese devi avere buone relazioni internazionali. Incontreremo le forze di governo europee». Poi Giorgetti parla dei punti cardine: «Sono la libertà, noi guardiamo a occidente, alle democrazie occidentali, agli Stati Uniti, a Israele, siamo alternativi al modello cinese e venezuelano. Poi buoni rapporti con tutti». Non cita la Russia: un riposizionamento che serve a gettare un ponte con la Germania e soprattutto con i polacchi che hanno rifiutato di fare gruppo unico con la Lega proprio per i rapporti privileggiati di Salvini con Mosca.

Si aprirà un nuovo canale con i Conservatori? Giorgia Meloni premette che Matteo non le ha chiesto nulla e lei non ha offerto nulla, ma dice di essere pronta a lavorare, se richiesto, per far entrare i leghisti nel gruppo dei Conservatori. «So quali sono le difficoltà – precisa la leader di Fdi – ma io mi impegnerei in prima persona per trovare una soluzione che possa favorire un mio alleato in Italia nella prospettiva di andare al governo in insieme. Comunque non sta a me fare la prima mossa». Dovrebbe essere Salvini che invece orgogliosamente arriva addirittura a sostenere che non è lui a fare una svolta europeista, ma sono le forze che governano a Bruxelles che sono andati sulle sue posizioni. «Prendo atto che l’Europa sta cambiando, nella direzione che chiedevamo noi, la Bce sta facendo quello che chiedevamo noi, il recovery Fund è completamente diverso dalla logica del Mes, rimette al centro il lavoro e il diritto al lavoro». E questo «grazie ai cosiddetti sovranisti»: «L’Europa sta lentamente e faticosamente cambiando, noi seguiamo questa evoluzione e restiamo quelli che siamo».

Chissà se nel loro incontro casuale in un ristornate romano Matteo e Salvini abbiano parlato di questioni europee e se lei si è spinta fino ad offrirgli un’apertura nei Conservatori. Si capirà presto quale siano le reali intenzioni del leghista che ribadisce che «per ora non si cambia nulla», ma poi aggiunge che dopo chissà: «Del doman non v’è certezza», dice all’AdnKrons citando Lorenzo il Magnifico. Già, si vedrà cosa e dove porterà il tour europeo che secondo Giorgetti ha come di presentare «la Lega come forza che guida, direttamente o indirettamente, 15 Regioni su 20 e che ha governato a lungo in passato». «Parliamo con tutti come qualsiasi partito di governo perchè il nostro obiettivo è “Salvini premier”». Giorgetti vorrebbe cambiare i connotati al leader, farlo diventare un moderato. «Un democristiano», direbbe sarcastico Claudio Borghi che di finire nel Ppe non vuol sentir parlare.

https://www.lastampa.it/