Dopo 60 giorni timida autocritica “ma nel Pd nessuna questione morale”

La direzione regionale dem
Il partito sull’inchiesta su rifiuti delle concerie e ‘ ndrangheta L’attacco di Melio: “ Più coraggio nel prendere le distanze da fenomeni nocivi”
di Ernesto Ferrara
Metti un’autocritica leggera. Anzi leggerissima, come dice la canzone. Sessanta giorni dopo, il Pd toscano se ne esce più o meno così. L’inchiesta Keu sui rapporti tra la ‘ndrangheta e le concerie di Santa Croce sull’Arno e altre due indagini a Prato e nell’area fiorentina scuotono e interrogano la politica sul tema cruciale dei rifiuti e dei rapporti coi distretti produttivi ma i Dem non drammatizzano. La segretaria regionale Simona Bonafè riunisce ieri la direzione regionale, dove piomba un documento del Pd pisano: «Dopo l’inchiesta, come un pugile suonato all’angolo abbiamo avuto la necessità di tempo per rifiatare, per riprendere vigore e lucidità perduta » ammettono i dem pisani aggiungendo che « dobbiamo capire se e dove ci siano state sottovalutazioni, mancati allarmi, scelte sbagliate o errori di valutazione dovuti all’abbassamento dei livelli di guardia » , impegnandosi anche a chiedere ad Arpat un aumento dei controlli, dichiarando la volontà di « una definizione più chiara dei ruoli tra pubblico e privato » e proponendo un « cambio della governance » nel comprensorio delle concerie. Nessun cenno alla sindaca dem di Santa Croce Giulia Deidda sotto indagine, nessun riferimento diretto all’emendamento sotto accusa per abbassare i controlli delle concerie firmato da Andrea Pieroni, salvo quel tiepido passaggio sul Pd che « non può permettersi arretramenti su salute e sostenibilità » . Bonafè cita e condivide larga parte del testo pisano, aggiungendo la «preoccupazione » per l’inquinamento Keu, rivendicando che «nel Pd non c’è una questione morale, la magistratura deve fare il suo lavoro» e «sull’emendamento si può discutere se sia stato opportuno presentarlo senza parere tecnico ma non c’entra con la ‘ndrangheta, nessuno del Pd è indagato per mafia». Solo quella di Iacopo Melio è voce che possa definirsi critica: «Il Pd abbia più coraggio nel prendere le distanze da tessuti imprenditoriali e fenomeni nocivi » . Quindi, tutti a casa. «Io non sono stato nemmeno invitato » lamenta l’ex governatore Enrico Rossi, molto duro sulla vicenda. «Non basta», tuona da lontano anche l’ex ministro Vannino Chiti. Dopo due mesi, se non altro il Pd ha battuto il primo colpo. Ma le polemiche non si placano. « Non mi pare sia stato messo a fuoco in modo sufficientemente aggiornato il rapporto che deve esistere tra pubblico e privato. È un tema politico e culturale centrale. Deludente la questione relativa all’emendamento: è campo diverso dalle infiltrazioni della ‘ ndrangheta, ma noi non dobbiamo neanche cercare di indebolire i controlli. Non si può non dare con fermezza una valutazione politica critica su un emendamento presentato, approvato con una procedura anomala, senza il parere degli uffici e della giunta » insiste e sferza Chiti. E intanto è sul piano dei rifiuti, il vero nodo politico, che le tensioni già affiorano tra Pd e giunta Giani. E da VIareggio si fa sentire il sindaco Del Ghingaro: « Dobbiamo avere il coraggio di dire basta agli inceneritori » . L’assessora ai rifiuti Monni in direzione spiega di avere pronto il piano per gli urbani ma invoca proposte dei privati per i distretti produttivi. Il Pd dissente e rilancia. Contrario all’allargamento della discarica di Peccioli, chiede certezze sui nuovi impianti e preme perchè sia la giunta a formulare indirizzi anche per i distretti: «Va approvato entro fine anno. Voglio fare una nuova direzione a brevissimo sul piano» annuncia Bonafè. Ma Giani non intende farsi dettare la linea.
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