Bezzini “Un patto per riformare la sanità e uscire dall’emergenza”

L’intervista all’assessore regionale alla Salute
di Michele Bocci Un patto per il rilancio della sanità che coinvolga professionisti, sindacati, volontariato e sindaci.
Simone Bezzini, assessore alla Salute della Toscana ritiene che questo sia il momento di far cambiare marcia al sistema.
Rinforzando l’assessorato e lavorando finalmente alle riforme.
Come sta la sanità toscana?
«Siamo a un bivio. Dobbiamo decidere se rincorrere i problemi rischiando di arretrare o se provare ad aprire una nuova stagione per le politiche di promozione del diritto alla salute in Toscana».
In questi mesi abbiamo rincorso i problemi?
«In parte è stato inevitabile, la pandemia ha dettato l’agenda, ma non dimentichiamo che comunque siamo riusciti a prendere alcune iniziative, passate un po’ in sordina causa Covid. Penso tra l’ altro al progetto sull’oncologia territoriale, alla sperimentazione sulla sanità nelle aree interne, al centro regionale per la cardiologia pediatrica».
Come si fa ad aprire la nuova stagione?
«Intanto sul Covid dobbiamo uscire dalla logica emergenziale. Va rafforzata la programmazione, dato maggiore protagonismo ai territori consolidando l’esperienza delle società della salute, e devono essere affrontati i nodi emergenza urgenza e continuità assistenziale».
Il suo assessorato è svuotato dai dirigenti, come può sostenere un impegno del genere?
«Condivido la volontà del presidente Giani di colmare rapidamente i vuoti della struttura dirigenziale su rete ospedaliera, sanità territoriale e affari giuridici con scelte di alto profilo. Poi vanno ricostruiti gli organismi del governo clinico».
La Toscana a Roma conta sempre meno in sanità, viene considerata molto assente. È vero?
«Abbiamo rapporti continui con ministero e organismi nazionali, ma c’è da recuperare un ruolo nazionale per il quale è indispensabile ricostruire una struttura adeguata al confronto con le Regioni benchmark che segua la commissione Salute della Stato-Regioni».
Il presidente Giani ha detto che i conti della sanità si fanno a marzo dell’anno prossimo, che ne pensa?
«Noi ci stiamo già muovendo.
Ragioniamo su saldi parziali che prudenzialmente non contemplano alcune voci di entrata e lavoriamo senza sosta per arrivare all’equilibrio finanziario. Stiamo attuando con le aziende una verifica rigorosa sulle voci di spesa per questo abbiamo introdotto stringenti meccanismi valutativi delle nuove assunzioni. Il 2020 è andato bene, anche grazie a coperture straordinarie dal bilancio regionale attivate dal presidente. Il 2021 sarà più impegnativo. Non voglio drammatizzare, ma sarebbe sbagliato sottovalutare il problema pensando, come fanno molti dentro e fuori il sistema, che alla fine qualcuno ci metterà una pezza».
Cosa risponde alle proteste dei sindacati sulle carenze di organico?
«La Toscana in fase Covid ha fatto più assunzioni a tempo indeterminato delle altre Regioni.
Intendiamoci, ce n’era assolutamente bisogno, ma questo ora produce una rigidità di bilancio che va gestita con grande oculatezza. Bisogna aumentare il fondo sanitario nazionale per formare, assumere e remunerare adeguatamente i professionisti. Su questa linea ci sono i sindacati, le regioni e il ministro Speranza.
Bisogna essere chiari, da lì passa il futuro del carattere pubblico e universalistico della sanità».
Le liste di attesa crescono, le riporterete a tempi accettabili?
«Il Covid ci consegna un arretrato importante di prestazioni da erogare. A breve incontrerò le aziende per verificare l’attuazione del piano di recupero varato nelle settimane scorse. L’obiettivo è tornare a alla normalità entro ottobre».
La sanità viene criticata perché non coinvolge più i professionisti e in generale il sistema nelle scelte.
Questo porta a una mancanza di capacità di riforma. Cosa ne pensa?
«I cambi di fase sono delicati. Può emergere un nuovo spirito unitario e costruttivo, o prevalere spinte disgregative e corporative. Occorre dare vita a un patto fondato sulla condivisione delle sfide che abbiamo di fronte, che tenga assieme Regione, sindacati, volontariato, Università, Ordini, sindaci. Consulterò gli stakeholder del sistema e sono certo che ci sarà disponibilità a ragionare sul nuovo progetto».
I soldi del Pnrr serviranno a ripensare un pezzo di sanità?
«Il Pnrr è la sfida più importante della legislatura, dà la possibilità di progettare un nuovo pilastro del sistema di welfare territoriale basato su principi di innovazione, prossimità e uguaglianza. Nei suoi diversi filoni consentirà di attivare 480 milioni di investimenti sul territorio».
Abbiamo le strutture adatte ad usare quei soldi?
«È indispensabile dotarsi di strutture tecniche in grado di reggere l’urto di questa sfida per spendere bene e presto le risorse».
Perché nella vaccinazione siamo più indietro di altre Regioni?
«In realtà siamo tra coloro che hanno usato una maggior percentuale dei vaccini consegnati e siamo già all’80% degli aventi diritto, esclusi quindo i bambini da 0 a 11 anni, coperti. Puntiamo allo stesso dato sulla popolazione generale per fine settembre».
https://firenze.repubblica.it