Imprese, il patto sul Bassilichi biscambia gli equilibri del potere

Il documento delle categorie, senza Confesercenti: autonomi dalla politica, basta accordi bilaterali

M.F.

 

La rottura sulla futura presidenza della Camera di commercio è adesso ufficiale. Ieri è arrivato il documento firmato dalle sei associazioni di categoria che spingono per la conferma dell’attuale presidente, Leonardo Bassilichi, consentendogli così di mantenere anche la vicepresidenza di Unioncamere nazionale. Un patto che fa saltare il precedente accordo tra Confesercenti, Cna e Confindustria che aveva portato all’elezione di Bassilichi nel 2014 ma soprattutto che esclude l’arrivo, al suo posto in quella carica, del presidente di Confesercenti Claudio Bianchi il prossimo anno.

È infatti Confesercenti, la più grande associazione di categoria di Firenze tra i commercianti, a restare esclusa. E anche se in un passaggio si conferma una possibile futura apertura, il fatto che le trattative per ricomporre lo scontro siano andate avanti per un mese e mezzo senza risultati, conferma la difficoltà nel ritrovare unità. Ma non c’è solo l’elemento interno, nell’accordo firmato da Confindustria, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative e Coldiretti.

Il «Patto di legislatura» è la fine di legami politici antichi, perché si stabilisce «un’impronta nuova, di maggiore autonomia dalla politica, dalla quale le associazioni firmatarie intendono mantenersi distinte e distanti, e di maggiore condivisione dalla parte più ampia possibile del sistema economico». Soprattutto perché si capisce che alcune delle decisioni precedenti siano state prese con troppa assonanza con l’amministrazione (soprattutto comunale), qui a Firenze e in Toscana da decenni legata al Pd.

Non solo: basta «accordi bilaterali tra due (o tre al massimo) associazioni, ma una vera e profonda condivisione di idee, programmi e scelte», necessaria per «recuperare quella rappresentatività di tutti i soggetti collettivi (istituzioni, partiti, associazioni di categoria, sindacati dei lavoratori…) che qualcuno oggi mette in discussione attraverso la constatazione dei corpi intermedi», si legge nel documento: una critica non solo all’attuale governo con il quale le associazioni hanno difficoltà a parlare, ma anche ad un passato recente, alla «disintermediazione» renziana che cancellò la concertazione a Palazzo Vecchio. E quando i firmatari parlano delle «scorciatoie» usate in passato, è un evidente riferimento alla vicinanza avuta, soprattutto da Confesercenti, con l’amministrazione Nardella. Ma ce ne è anche per alcune grandi imprese, per lo «strapotere di determinati interessi economici che ha ormai segnato il passo lasciando spazio per un rinnovato vigore delle piccole e medie imprese». Il cambio di passo è «una questione di democrazia». Mani libere, insomma, siamo solo sindacati delle imprese: a 6 mesi dalle elezioni, si apre un nuovo fronte? È quello che ha sempre indicato Confesercenti, che non ha mai ufficialmente risposto al «Patto» (anche ieri, telefoni muti e solo un freddo «no comment»), ma ha fatto capire come questa impostazione, a loro detta, è la conferma di una possibile apertura verso il mondo politico gialloverde: soprattutto quello leghista.

Secondo l’associazione di via Condotta, i firmatari l’hanno esclusa per ottenere una capacità di interlocuzione autonoma con l’attuale amministrazione e la futura, di qualunque colore essa sia. Ipotesi sempre rinnegata dai sei firmatari, che peraltro hanno ribadito, anche nel documento di ieri, che tra i principali progetti infrastrutturali di Firenze c’è anche lo sviluppo dell’aeroporto di Firenze. Un tema sul quale la Lega ha invertito il senso di marcia, approdando ad una posizione che rimette in discussione il progetto, ormai in dirittura d’arrivo, senza però dire di no a prescindere. Un modo per arrivare alle elezioni, se ancora al governo nazionale, con il volante delle decisioni in mano.

 

Giovedì 1 Novembre 2018-Corriere Fiorentino. https://corrierefiorentino.corriere.it/