Verdini: “Gentiloni incassa i voti e non ringrazia, Renzi sì”.

Intervista
“Dal premier indifferenza. I grillini? Se si parla di politica escono”
ROMA Appena terminato il suo intervento, Denis Verdini si allontana circondato da alcuni di quelli che definisce «quattordici ministri senza portafoglio». Abito e cravatta blu, il pacchetto di sigarette in mano, scherza con loro: «Lucio, lo sai che le poltrone sono tutte precarie…», risponde al collega Barani che prima di sedersi chiede se stia rubando il posto a qualcuno. Incontra il senatore M5S Alberto Airola e lo apostrofa col suo vocione da mangiafuoco: «Una volta che parlo io, esci dall’Aula? Guarda che ti telefono! Voi grillini appena si parla di politica uscite dall’Aula!». Senatore, è intervenuto e ha attaccato Gentiloni… «Non è un attacco a Gentiloni: ho detto solo che da parte sua c’è una costante indifferenza». Beh, non è un complimento… «Il tema di tutto il discorso è che le cose ci sono, e la gente le ignora. Noi abbiamo votato costantemente tutto, ho anche fatto l’elenco, sconfiggendo i postcomunisti e gli integralisti cattolici, siamo stati un elemento di equilibrio in questa legislatura che parte dal fatto che è di compromesso». E in tutto questo Gentiloni? «Gentiloni è uno che porta a casa i risultati senza…» Senza dire un grazie? «No, in politica non si dice, ma con una costante indifferenza». Mentre Renzi era un po’ più attento? «Era un’altra storia, perché ha riconosciuto in qualche direzione del partito che i voti sono stati necessari per approvare alcune cose». Vi ha riconosciuto ad esempio l’aiuto sulle unioni civili. «Io ho spiegato anche che ci sono questi falsi pitagorici che amano l’aritmetica, ma la politica non è aritmetica». L’ha chiamata Renzi? «No, no, sono qua…». Beh, ma dal treno del Pd la può chiamare al telefono… «Sul treno non prende la linea…». Gentiloni è un po’ ingrato? «Ma no, la politica è un’altra cosa… Noi abbiamo sostenuto il governo Letta, il governo Renzi e abbiamo sostenuto anche il governo Gentiloni su tanti passaggi, compreso il voto del Def. Tutto nella sua… costante indifferenza. È un’osservazione». Cosa dovrebbe fare per mostrarsi un po’ meno indifferente? «È un problema che riguarda un altro, io lo osservo. Punto». Si candida alle prossime elezioni? Con chi? «Non lo so, dobbiamo riflettere, un passo per volta. Però non all’estero: voi credete anche che i ciuchi volano e lo scrivete». Lei è diventato uno spauracchio: in Aula ha ricordato lei stesso i suoi problemi giudiziari… «Ma sono fatti miei». Perché allora è diventato uno spauracchio? «Perché siamo stati un elemento costante della stabilizzazione, e questa stabilizzazione non va bene a chi voleva che si andasse a votare, a quelli che sono messi in difficoltà dalle politiche svolte in particolare dal governo Renzi, jobs act e tutta quella roba là… Ci chiamano renziani». Lei è renziano o berlusconiano? «Io sono per chi fa le cose. Ma scusi: leva la tassa sulla prima casa, l’Irap, fa la rottamazione delle cartelle, il superammortamento… ma questa è roba che noi abbiamo sempre detto nella nostra storia. Abbiamo creduto che Renzi continuasse a cambiare questo Paese e lo trasformasse». Crede ancora che Renzi possa trasformare il Paese? «Io credo che vada trasformato perché questi giochi parlamentari, che sono giochi ipocriti, bloccano il Paese. Adesso si sono addirittura arrabbiati tutti sulla legge elettorale, che è un mezzo, poi i cittadini votano». Però può favorire qualcuno e sfavorire qualcun altro. «Ma in base alla legge elettorale si sviluppa la politica. È sempre stato così». c Sui vari governi Abbiamo sostenuto il governo Letta, il governo Renzi e quello attuale su tanti passaggi, compreso il voto del Def Sui nemici Siamo stati elemento costante della stabilizzazione, e la stabilizzazione non va bene a chi voleva che si andasse a votare La legge elettorale È solo un mezzo, poi i cittadini votano In base alla legge elettorale si sviluppa la politica. È sempre stato così Il futuro «Con chi mi candido? Non lo so, dobbiamo riflettere, un passo per volta. Però non all’estero: voi credete anche che i ciuchi volano e lo scrivete».
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