Ugo La Pietra, in mostra il nuovo alfabeto del design.

L’arte e il cinema Museo Duca di Martina. Si inaugura oggi alle 13 “Cento ceramiche italiane”, la personale dedicata a uno dei più noti esponenti della creatività europea
L’artista: “In tutta la mia opera ritroviamo duemila e più prototipi quasi tutti pezzi unici”
AL Museo Duca di Martina arriva il design no global di Ugo La Pietra. Si inaugura oggi alle 13 “Ugo La Pietra- Cento ceramiche italiane”, la personale dedicata al lavoro di uno dei più noti esponenti di una creatività “Made in Italy”, nella quale la serialità industriale viene messa da parte a favore di una produzione di opere fatte a mano, o meglio “a quattro mani”.
Il progetto, a cura di Claudio Gambardella e con il coordinamento scientifico di Luisa Ambrosio, è ideato da “I Love Pompei” con il Polo museale della Campania diretto da Anna Imponente (la mostra sarà preceduta alle 9.30 da un convegno e dalla presentazione del libro di La Pietra “Abitare con arte – Ricerche e opere nelle arti applicate e nel design” di Corraini Edizioni, 2015).
Ugo La Pietra, classe 1938, che vive e lavora a Milano, più che designer, termine che gli sta stretto, preferisce definirsi «un ricercatore» nelle arti visive e nella comunicazione. Così le sue ricerche, dagli anni Sessanta in avanti, lo hanno portato a sostenere un “Design territoriale” contro quello internazionalista, sviluppando temi come “La casa telematica”, il “Rapporto tra spazio reale e spazio virtuale”, “La casa neoeclettica” e molto di più.
«In tutta la mia opera – sostiene l’artista – ritroviamo duemila e più prototipi, pezzi unici per la maggior parte e pochissime produzioni. Le mie ricerche prescindono, infatti, dalla logica della produzione industriale: un mobile è un manifesto del recupero della manualità contro la serialità». Nel 1979 vince il Compasso d’Oro – l’Oscar del design italiano – per una proposta di arredi per le case popolari Gescal e da quel momento in poi espone i suoi progetti in oltre novecento istituzioni museali nel mondo. Nel 2014, la Triennale di Milano gli ha dedicato un’importante retrospettiva che ha documentato le tappe principali della sua sperimentazione a tutto tondo non solo nell’architettura e nel design, ma anche nel cinema, pittura, scultura, fumetto, disegno, poesia, musica.
Al Museo Duca di Martina sede di una delle maggiori collezioni italiane di arti decorative, il cui nucleo più cospicuo è costituito dalle ceramiche – Ugo La Pietra porta cento delle sue creazioni in ceramica “a quattro mani”. «È un nuovo alfabeto del design – spiega il curatore Claudio Gambardella – che vede lavorare insieme il progettista con l’artigiano, ognuno con la sua identità e con i suoi compiti». E’ a partire dagli anni ottanta che La Pietra si è avvicinato alla produzione della ceramica, considerata da Lucio Fontana «l’aristocrazia della scultura», collaborando con diversi artigiani dei maggiori centri di tradizione italiana.
In mostra si scopre il mondo delle meraviglie di alcune opere-sculture di La Pietra che in forma di teiere, piatti, fermalibri, salvadanai, vasi di varie silhouette e colori, case-giardino, ironicamente giocano con la loro funzione e con le diverse tradizioni locali dal Sud al Nord dell’Italia. Come nel caso di una serie di manufatti dedicati alla ceramica di Vietri sul mare e realizzati in collaborazione con Francesco Raimondi. Una produzione che ha dato vita, tra i tanti oggetti, a una grossa e grassa teiera con la maschera di Pulcinella, che sembra uscita da una scena del cartoon “La Bella e la Bestia”, al piatto “Bellezza al bagno” da cui emerge una sirena. Ma anche una serie di curiosi e divertenti salvadanai ispirati alla tendenza al risparmio dei genovesi, come pure oggetti che si rifanno ad una tradizione scaramantica e popolare prodotta con artigiani siciliani.
La Repubblica.
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