Per “patto del Chianti” si intende l’accordo di inizio dicembre – smentito da entrambi ma confermato da fonti leghiste e renziane – tra i due Matteo, Renzi e Salvini, nella villa fiorentina di Denis Verdini che prevedeva un do ut des inconfessabile: l’ex sindaco di Firenze avrebbe fatto cadere il governo Conte e in cambio il leader del Carroccio gli avrebbe assicurato un candidato debole contro il renzianissimo Eugenio Giani in Toscana. E, se a livello nazionale balena l’idea di un inciucio in nome dell’emergenza Coronavirus, anche a Firenze serpeggiano i sospetti.
A due mesi dalle elezioni, infatti, non solo le forze di centrodestra non hanno ancora un candidato da opporre a Giani ma soprattutto non si sono ancora messe a un tavolo per discuterne. Fino a poche settimane fa il candidato in Toscana sarebbe spettato alla Lega ma la sconfitta alle Regionali in Emilia-Romagna e l’ascesa di Fratelli d’Italia in tutti i sondaggi hanno spostato il bilancino a favore del partito di Giorgia Meloni. Eppure, fanno sapere dal Carroccio, “l’ultima parola ce l’ha sempre Matteo Salvini” perché la Lega “a livello nazionale ha più del 30% ed è di gran lunga la prima forza della coalizione: decidere senza di noi è impossibile”. Da mesi i coordinatori regionali di Forza Italia, Stefano Mugnai, e Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, chiedono al Carroccio di mettersi intorno a un tavolo e discutere ma, prima le elezioni in Emilia, poi il voto sulla nave Gregoretti e oggi l’emergenza virus hanno permesso a Salvini di prendere ancora tempo. Ma gli alleati non ci stanno: “Salvini ha capito che in Toscana si ripeterà lo stesso risultato dell’Emilia Romagna perché qui il centrosinistra non ha fatto disastri – dice al Fatto un esponente noto del centrodestra toscano a taccuino chiuso – eppure stiamo mancando di rispetto agli elettori: avevamo detto loro che il candidato sarebbe arrivato a novembre, siamo a marzo e non è ancora uscito. Questo ha compattato il centrosinistra che, per paura di perdere, ha lanciato Giani. Adesso sarà difficile”. E che si sia arrivati a un redde rationem nel centrodestra, lo dimostra anche il deputato e coordinatore di FdI in regione Giovanni Donzelli che si sfoga con il Fatto: “Il malumore c’è, inutile negarlo, fortunatamente Giani non è partito in quinta ma dobbiamo farlo anche noi altrimenti rischia di essere tardi”. Il sospetto di Forza Italia e Fratelli d’Italia è che Salvini alla fine, dopo aver rimandato la decisione per settimane, dia il proprio assenso per un nome di basso profilo da contrapporre a Giani: dopo il ritiro del sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna, negli ultimi giorni si fanno i nomi dei consiglieri regionali Jacopo Alberti (Lega), Paolo Marcheschi (FdI) o dello stesso Mugnai (Forza Italia). Tutti candidati più o meno sconosciuti: una partita persa, ancora prima di giocarla.