IL CENTRODESTRA GIÀ IN TENSIONE SI DIVIDE ANCHE SULL’EUROPA

 

di Massimo Franco

 

Non sorprende tanto la sintonia che il premier Mario Draghi e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, hanno ribadito nel loro colloquio telefonico di ieri. Colpisce di più la prontezza con la quale la destra di FdI, col supporto del leghismo più euroscettico, ha abbracciato la posizione della Corte costituzionale polacca contro il primato delle leggi europee: un sostegno condiviso dal presidente ungherese Viktor Orbán. È la dimostrazione di quanto l’ostilità di alcune forze verso le istituzioni e i principi dell’Ue sia stata solo diplomatizzata, pronta a rispuntare. E rischia di riesumare il tema dell’affidabilità dei partiti di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini; e di dividere il centrodestra più delle polemiche a volte strumentali sul neofascismo. Quando la Polonia stabilisce che le sue leggi debbono prevalere su quelle dell’Unione, disarticola un principio-cardine. Teorizza un «sovranismo giuridico» che, se abbracciato da tutti i 27 membri, segnerebbe un’involuzione destinata a distruggere l’Ue. Meloni, leader di FdI, sostiene di pensarla come «le Corti costituzionali tedesca, polacca e altre». Ma attribuisce a quella della Germania una delegittimazione del primato europeo che non è mai stata teorizzata e perseguita come a Varsavia. Ed è significativo che a dare man forte alla Polonia siano solo i leghisti più eurofobici, che attaccano perfino FI, ai loro occhi troppo europeista. Il coordinatore Antonio Tajani, però, tiene il punto. «Il governo polacco ha torto: non è questione di destra o di sinistra ma di diritto e rispetto dei Trattati». Il resto del gruppo dirigente del Carroccio, almeno su questo, tace. Il leader Matteo Salvini preferisce appoggiare la lettera delle dodici nazioni, quasi tutte dell’Est europeo, che chiedono alla Commissione Ue di finanziare nuovi muri contro gli immigrati, «per proteggere le frontiere esterne». Si tratta di una sorta di gruppo sovranista allargato. E l’aspetto singolare è che molti di questi Paesi hanno un numero di immigrati risibile, rispetto alle percentuali dell’Europa occidentale. È chiaro, dunque, che l’iniziativa, come quella della Polonia sul primato della legislazione nazionale, è in chiave di politica interna. Punta a colpire il modello di società aperta simboleggiato da Bruxelles, assecondando le correnti nazionaliste più estreme; e a sabotare la libera circolazione delle persone sul continente. Strumentalizza la paura e l’incertezza economica. E cerca sponde nelle forze di destra che all’Ovest perseguono un’agenda simile, come l’Italia, la Francia, la Germania: sebbene vengano frenate da una politica estera che impedisce lo scivolamento verso posizioni di chiusura. È vero che sull’immigrazione l’Italia è stata spesso lasciata sola. Ma tra i più impegnati a isolarla sono stati proprio i sovranisti dell’Est.

 

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