spaziosiena, Sadie Benning

Giovedì 19 settembre 2019, a partire dalle ore 19.00, Spaziosiena presenterà il secondo appuntamento de La Stagione.

In questa occasione, verranno proiettati alcuni dei primi lavori dell’artista americana Sadie BenningA New Year (1989), un lavoro video che si compone di alcuni frammenti video montati con footage di programmi televisivi d’intrattenimento e sonorizzato con l’audio di programmi radiofonici, Living Inside (1989), autoritratto, organizzato attorno a primissimi piani molto ravvicinati con voce fuori campo e una riflessione dell’artista sul suo stesso lavoro. Me and Rubyfruit (1990) video in cui delle bambole accompagnano la voce dell’artista che si produce in alcune riflessioni su problematiche di genere e omosessualità. If Every Girl Had a Diary (1990), video-diario in cui il racconto si compone di scene d’interni e primissimi piani degli agli occhi dell’artista che racconta di sé, descrivendosi e rapportandosi a quella che l’opinione comune definisce come una “diversa”. Jollies (1990) in cui due bambole nude fanno da controfigura per il racconto delle prime esperienze omosessuali dell’artista.

Sadie Benning (1973) è nata a Madison in Wisconsin ed è cresciuta a Milwaukee. Figlia del cineasta sperimentale James Benning e di un’artista, riceve la sua prima videocamera, una Fisher Price Pixelvision, quando è poco più che quindicenne. Il lavoro video di Sadie Benning è una costante rielaborazione delle esperienze quotidiane e personali dell’artista, con una serie di testimonianze e riflessioni sulla condizione femminile e lesbica. Nelle prime produzioni, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, il lavoro della Benning elabora e trasforma un repertorio di immagini derivate da fonti disparate fra cui la televisione, i giornali, al fine di ri-raccontare temi e situazioni che non fanno parte della narrazione dei media di massa convenzionali. L’artista mette appunto uno stile squisitamente personale e antistituzionale che contribuisce ad una narrazione che si serve di oggetti, frammenti scritti, e (soprattutto nei primi lavori) di un costante sguardo “in macchina” della protagonista (l’autrice stessa), unito a primissimi piani e racconti intimi.

La Stagione è una programmazione a cura di Vincenzo Estremo, pensata appositamente per Spaziosiena che si pone come una vera e propria forma di educazione alla storia e all’evoluzione delle immagini in movimento dagli anni ’90 ad oggi. I quattro appuntamenti a cadenza mensile de La Stagione sono un tentativo di avviare e consolidare delle attività di distribuzione ed esposizione dell’immagine in movimento accompagnando ogni incontro con un approfondimento editoriale e curatoriale pensato per avvicinare il pubblico alle complessità del video e dell’immagine in movimento.
Sin dalle sue prime manifestazioni, il video è stato associato ad una svolta tecnologica dell’arte, a un mezzo in grado di facilitare produzione, proiezione, distribuzione e diffusione delle immagini. In questo senso molti lavori video sono stati percepiti come ingabbiati in un’autoriflessione sulla tecnologia stessa, invece di pensieri in grado di indirizzare e veicolare l’immediatezza della tecnologia stessa. Proprio a partire da questa riflessione, dalla messa in questione dell’uso della tecnica all’interno della della vita, della società e dell’ambiente, che vuole inserirsi la programmazione di La Stagione, che guarda al video come ad un oggetto di inchiesta, focalizzandosi, di volta in volta, sul modo in cui i diversi artisti hanno utilizzato e continuano ad utilizzare l’immagine in movimento. Un tentativo curatoriale e teorico di mostrare come la tecnologia in cui siamo immersi non è altro che un supporto, una componente coadiuvante se ripensata criticamente così come fanno e hanno fatto molti degli artisti presenti nella programmazione proposta per Spaziosiena.

Ai primi due appuntamenti – che hanno visto la presentazione dei video dell’artista Christian Boustani con il lavoro Cités Antérieures: Siena e lo screening dedicato a Sadie Benning con una selezione dei suoi lavori iniziali come Living Inside (1989); If Every Girl Had a… (1990) Me and Rubyfruit (1990) Jollies (1990) A New Year (1990) – seguiranno screening video  dei lavori L’Étoile de Mer (2019), Insolite (2019) Texture of Oblivion (2016) dell’artista francese Maya Schweizer ed infine quelli del collettivo italiano Alterazioni Video, con i lavori Waiting for the tsunami (2007), Artists’ serial killer (2008) e Intervallo (2009).

Vincenzo Estremo ha conseguito un Dottorato internazionale di ricerca in Studi audiovisivi (Università di Udine e Kunstuneversität Linz). Ha curato mostre in Italia e in Europa, collaborando con il Van Abbemuseum, il Museu Nacional de Arte Contemporânea do Chiado e il Salzamt Linz. Autore di contributi apparsi su riviste e antologie nazionali ed internazionali, ha pubblicato Albert Serra, cinema, arte e performance (2018) ed Extended Temporalities. Transient Visions in Museum and Art (2016). Al momento insegna “Teoria e metodo dei mass media” e “Curatela” presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Estremo ha tenuto seminari presso l’Università la Sapienza di Roma e la Bilgi University di Istanbul. È inoltre uno dei direttori della collana editoriale “Cinema and Contemporary Art” (Mimesis International) e curatore dell’omonima sezione della MAGIS Gorizia International Film Studies Spring School. È tra i fondatori ed editor in chief del magazine online in lingua inglese Droste Effect.

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