Ieri, per dire, s’è paragonato a due arrestati famosi: Giovanni Guareschi e Silvio Pellico (ma voleva dire Pelvico, visto il girovita che si ritrova). E ha annunciato che scriverà Le mie prigioni 2.0. Poi, al verbo “scrivere” applicato a sè medesimo, gli è scappato da ridere: “Farò un nuovo format televisivo”. Come Corona. Naturalmente il rischio che venga arrestato è pari a zero. La custodia cautelare, per un parlamentare, richiede l’autorizzazione del Parlamento (che la negherebbe unanime, per non regalargli altri martirii). E comunque i giudici non l’hanno mai chiesta. Per arrestare uno prima del processo, occorrono, oltre ai gravi indizi di colpevolezza, le esigenze cautelari. Cioè almeno uno dei tre pericoli canonici: fuga all’estero (purtroppo altamente improbabile), inquinamento delle prove (e qui non c’è nulla da inquinare: i fatti, cioè il blocco della Gregoretti nel porto di Augusta, sono avvenuti alla luce del sole, in mondovisione) e reiterazione del reato (impossibile perché l’imputato non è più ministro dell’Interno). Quindi la galera potrebbe toccargli solo in caso di condanna definitiva, per giunta a una pena superiore ai 4 anni: due eventualità leggermente più remote del ritorno di Renzi a Palazzo Chigi, anche se la presenza dell’avvocata Bongiorno come difensore di Salvini potrebbe essergli fatale. E comunque, casomai, se ne parlerebbe tra 8-10 anni, quando nessuno si ricorderà più di quel cazzaro che, per misteriosi motivi, nel 2020 superava il 30% dei consensi. Ma a quel punto ci toccherà proteggerlo dalla furia degli ex leghisti armati di cappi, roncole e monetine.