Siena piena di luoghi vuoti

di Pierluigi Piccini

 

Palazzo Marsili Siena

È innegabile che Siena sia una città conosciuta nel mondo che ha un fascino particolare, che attira considerazione e attenzione, tutto questo è fuori discussione. Siena però ha subito una crisi che ne ha ridimensionato la dimensione economica che non è più, in questa fase, espansiva. Ha cercato di sostituite il suo reddito interno incentrato sulla finanza, tradizionalmente parassitaria, con un altro reddito quello del turismo anch’esso di posizione, ma il tentativo non è riuscito. Esperimento che ha soltanto omologato il territorio ad altre realtà sparse per il mondo. Ma la crisi ci ha lasciato e ci lascerà una serie di testimonianze, dei segnali che ci faranno ricordare angosciosamente ciò che è stato e ciò che non potrà più essere, degli immobili vuoti. Siena è piena di strutture vuote. La peste lasciò in eredità alla città le sue valli che nel tempo si sono rivelate preziose, ma gli edifici non portano con se lo stesso potenziale, si deteriorano si ruderizzano se non usati. Insomma l’attenzione che prima ricordavo è diventata per pochi una opportunità di acquisto soprattutto nelle zone di pregio della città. In più i valori degli immobili sono fortemente diminuiti, prezzi bassi che si determinano per la concomitanza di diversi fattori, uno su tutti l’eccesso di offerta. Insomma una città in vendita. E partiamo da questo presupposto per fare delle considerazioni e porre delle domande. I vari soggetti interessati sono consapevoli di quanto sta succedendo? Esistono in loco delle risorse capaci di confrontarsi con la domanda in modo professionale? Esiste un soggetto capace di mettere tutto il vendibile in una situazione unitaria di offerta? Esiste una mappa delle realtà alienabili distinta da quella dell’inalienabilità perché facenti parte di un Patrimonio Comune? C’è una visione di dove indirizzare il futuro di Siena con le destinazioni urbanistiche conseguenti? Il privato cittadino si è adattato da solo ha intuito che la strada era quella che il mercato suggeriva e ci si è buttato a capofitto con i bed & breakfast o cose simili. Accorgendosi soltanto dopo che comunque il mercato segna come sempre il margine oltre il quale gli investimenti diventano improduttivi. Ma ritorniamo alla questione della cessione degli immobili pubblici o equiparabili a questi vuoti e di quelli, che con molta probabilità si svuoteranno nel medio periodo. Non secondaria è la sorte che prenderà il futuro del Monte dei Paschi. Ebbene credo che sia necessario costituire un soggetto unico che lasci comunque delle flessibilità ai partecipanti, altamente professionalizzato che sappia offrire al mercato nazionale e internazionale delle opportunità. Insomma, andare a cercare il mercato e togliere la trattativa dalle mani di singoli che alcune volte prendono il volto di sensali.

Palazzo delle Papesse

La proposta del Fondo immobiliare con la partecipazione degli enti che avrebbero deciso di partecipare andava e va in questo senso, ma, ovviamente, non è l’unica possibilità ne esistono anche altre che hanno obiettivi simili. Il Fondo permetterebbe di produrre reddito e di gestire il patrimonio immobiliare in modo unitario. Per concretizzare una ipotesi del genere ci vuole soprattutto la volontà di realizzarla, individuare il soggetto promotore, lavorare sulle destinazioni degli immobili, decidere l’inalienabile e avere una idea di città con le sue compatibilità. Sfida ambiziosa, ma necessaria che potrebbe rimettere in moto l’economia cittadina con una ricaduta a vasto raggio sulla quale è necessario insistere.