L’ultimatum su un nome centrista per chiudere l’alleanza. Il Pd resta ottimista.
ROMA Angelino Alfano non ha chiuso nessun accordo, né con il centrosinistra né con il centrodestra. I fedelissimi lo descrivono stufo di farsi assegnare la parte della «bella di Torriglia, che tutti la vogliono ma nessuno se la piglia», per dirla con il capogruppo di Mdp Laforgia. E così il leader di Ap prende tempo e rimanda la scelta sulla Sicilia a dopo Ferragosto.
Alfano ha deciso di cambiare strategia, ha fermato la ruota delle trattative e posto chiaro e forte il tema di un candidato moderato alla presidenza la Regione. Una personalità che, secondo i suoi progetti, gli alleati dovranno scegliere da un «trinomio» di matrice squisitamente centrista: Giovanni La Via, Gianpiero D’Alia e Dore Misuraca.
Prenderne uno dei tre o lasciare, è l’invito di Alfano, il quale sarebbe convinto di avere la forza per esprimere la leadership regionale e non avrebbe preclusione alcuna riguardo alla coalizione. Se sarà il centrosinistra di Renzi bene, altrimenti i suoi assicurano che il ministro se ne farà una ragione. Quanto al centrodestra, il leader di Ap pensa che i moderati non possano stare insieme a degli «estremisti» come Meloni e Salvini e che dunque Forza Italia debba scegliere da che parte stare.
A quanto raccontano gli interlocutori del ministro la formula usata da Alfano, forte del suo 8 o 10 per cento in Sicilia, è stata più o meno questa: «Chi vuole vincere al centro sa dove trovarci, sono gli altri che devono convergere su di noi». Alfano dunque si appresta a dire sì a chi saprà costruire la coalizione più ampia possibile, guidata da un moderato e capace di battere i Cinquestelle, perché Grillo e compagni non possano usare Palazzo d’Orleans come trampolino per tuffarsi su Palazzo Chigi.
Con i dem il dialogo è in fase molto avanzata, tanto che dal Nazareno non fanno che ripetere che «l’accordo con Alfano è cosa fatta». Ma lui, pressato dall’ala nordista di Lupi e Formigoni, frena e chiede che l’intesa si costruisca sul programma e non su scambi di sorta. Perché, assicurano i luogotenenti del leader, «Ap alle politiche andrà per i fatti suoi e non ha niente da negoziare, né sulle soglie della legge elettorale né su future alleanze per il governo nazionale». E poiché anche dal centrodestra lo tirano per la giacchetta, il ministro ripete di non avere veti da porre nei confronti di nessun candidato. Musumeci? Fu lui a candidarlo nel 2012, quando era segretario del Pdl…
Tra il 18 e il 20 agosto Alfano presenterà candidati e programma e chiederà alle altre forze politiche di chiudere la trattativa a livello regionale e convergere sul suo «pacchetto» elettorale «modello Agrigento», dove il sindaco udc Lillo Firetto governa con Pd e Ncd. Meloni attacca: «FdI non si allea con chi ha tradito gli elettori». E il Pd, spaccato sull’alleanza con Ap, medita di uscire dalla palude con primarie di coalizione.
Monica Guerzoni
- Sabato 12 Agosto, 2017
- CORRIERE DELLA SERA