Ritorno in Siria.

di Lorenzo Cremonesi

Possiamo definirle prime prove di normalizzazione in Libano riguardo al problema dei profughi siriani. Ma sono ancora gocce nel mare. Damasco e Beirut si sono infine accordati per fare rientrare in Siria circa 600 siriani che erano fuggiti dagli orrori della guerra civile per vivere nel villaggio libanese di Beit Jinn. Il problema è urgente per il piccolo Libano, i cui delicati equilibri demografico-politici sono messi a dura prova dalla presenza di circa un milione e mezzo di profughi siriani fuggiti a ondate sin dallo scoppio della guerra civile nel 2011 (leggi qui il reportage di Corriere.it sui rifugiati siriani in Libano). Beirut sperava che il numero delle partenze fosse più alto. La notizia comunque crea un precedente importante. E tuttavia la Siria resta gravemente destabilizzata. In queste ore continua a consumarsi il dramma della popolazione civile accerchiata nel quartiere di Ghouta alle porte di Damasco (leggi l’articolo sul Corriere). Intanto la Francia vorrebbe contribuire al dialogo tra curdi siriani e governo turco. L’impegno francese arriva proprio mentre il presidente americano Trump parla di ritirare «molto presto» i circa 2.000 soldati Usa che negli ultimi anni hanno combattuto Isis spalla a spalla con i curdi nel Nord-est del Paese. (nella foto Reuters, distribuzione di viveri ai rifugiati siriani nel villaggio libanese di Wadi Khaled, vicino al confine con la Siria) Qui tutti gli articoli della sezione Esteri del Corriere

 

 

Fonte: Corriere della Sera, www.corriere.it/