Queste benedette classifiche 

appunti su dati da interpretare in controluce

Roberto Barzanti

Ormai le classifiche sulla qualità della vita in Italia son diventate un rito. Come si faccia attraverso statistiche e percentuali a stabilire una graduatoria degna di un agone sportivo della qualità della vita è difficile a dirsi. Ma accettiamo il gioco, senza cedere ad un’eccessiva euforia – come ha detto il sindaco De Mossi – per gli indubbi successi, né abbandonandoci a patetici lamenti davanti a risultati modesti. A tenere il campo sono due classifiche: quella di “ItaliaOggi”, elaborata alla Sapienza di Roma in collaborazione con Cattolica Assicurazioni (giunta alla ventiduesima edizione) e quella del  “Sole 24Ore”, che quest’anno è stata aggiornata inserendovi alcuni temi derivati dalla pandemia in corso: indicatori sui contagi, sulle conseguenze prevedibili e sui nuovi fenomeni che stanno prendendo forma.  Un’altra avvertenza: non è il caso di brandire le cifre per certificare la validità o le deficienze dei governi municipali. Sono presenti infatti fattori di lunga durata e caratteri costanti nel tempo. Talvolta nei secoli: i meriti non sono seccamente attribuibili a giunte o a provvedimenti contingenti. E poi si dovrà tener conto – e ciò sugge nel modo stesso di comunicare le graduatorie tanto discusse – che i numeri riguardano la scala provinciale. Tutti parlano di una gara tra città, ma in realtà la gara è tra i territori delle 107 Province: dimensione che deve far pensare. Anche Siena: ad esempio quando se ne loda la buona tenuta non si può dimenticare che il rilevante vantaggio dal quale partiamo è la collocazione di Siena in una vasta area, non abitata fittamente e dalle risorse ambientali straordinarie: queste  davvero “invarianti strutturali” nell’ingarbugliato gergo pianificatorio.

A prima vista non c’è cha da esser soddisfatti. Siena è in decima posizione nella classifica della Sapienza (da qui in avanti abbreviata in IO) e undicesima in quella di “24Ore”. Una coincidenza che avvalora il risultato e lo rende credibile. Non sfugge che nell’una tavola come nell’altra è la prima provincia della Toscana. E che si trova nella compagnia abituale, insieme dunque a Trento, Verona, Bolzano Udine,Bologna, Pordenone eccetera eccetera. Firenze è al 31.o posto in IO, mentre addirittura ventisettesima in 24O. Dove Arezzo è a livello 35, Pisa a 40, Livorno a 44, Grosseto a 51, Lucca a 65,  Massa-Carrara a 73. Ma interessante è verificare da dove vien fuori la collocazione generale, ottenuta facendo la media delle posizioni sancite nel caso di 24O dalle sei aree tematiche, nel caso di IO dai 9 ambiti di indagine. Ognuno così potrà svolgere ragionamenti circostanziati e farsi una sua graduatoria. I numeri di per sé sono indizi: non contengono interrogativi e non enunciano problemi. Prendiamo IO: in Affari e lavoro Siena sta nella casella 44, con un tasso di occupazione a 40 ed un assai contenuto numero di aziende cessate ogni cento attive: 29, mentre l’anno scorso era a 41. In Ambiente si situa a 66, nella densità di verde urbano è a 72 (stranezza!). Quanto a Reati e sicurezza  conquista una buona 36.a posizione a petto dalla cinquantesima dell’anno precedente, Reati contro il patrimonio è a 39 risalendo di ben trenta scalini a fronte del  2019. In Sicurezza sociale è premiata con il posto 35, mentre per la popolazione precipita a quota 79 . Da notare che nella tabella sugli emigrati detiene quota 74: punto dolente  e sappiamo perché. Eccelle nel Sistema salute (6), frutto di politiche attive non certo improvvisate. In Reddito e ricchezza è ventunesima subito dopo Firenze: a portarla in alto sono le pensioni. Per Istruzione e formazione è a mezza strada, lievemente addietro a paragone del 2019. Una ridda di numeri che si può riassumere in una medietà di questi tempi non disprezzabile. E sarebbe utile analizzare le sottoclassifiche dei vari settori, ma il mal di testa già sopravvenuto si aggraverebbe.

E sfogliamo adesso l’autorevole “24Ore”, più sofisticato e attualizzante nella sua elaborazione. Il quotidiano tira conclusioni di ordine nazionale. L’emergenza ha fatto perdere quota ai grandi centri e al turismo genericamente inteso. La cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti non hanno agito come maledizione, ma hanno anzi messo in evidenza “un rinnovato dinamismo imprenditoriale”.  Le tecnologie del digitale si sono diffuse fortemente. Le aree più resilienti – parolaccia abusata – hanno meglio resistito perché la diffusione del benessere vi è più equilibrata. L’86% degli italiani ha capito che i servizi medici sul territorio vanno ripristinati. Le città devono essere rimodellate a misura di salute: più infrastrutture, più verde, più percorsi pedonali. La fuga nei “borghi” tanto idealizzati può rivelarsi un’illusione transitoria soprattutto nel Mezzogiorno. In ambito latamente culturale  cresce soprattutto il Centro Italia. Questo sono solo telegrafici appunti. Se passiamo al setaccio i numeri di Siena constatiamo che nella prima delle sei tappe è in 49.a posizione, per Affari e lavoro alla casella 41. Quanto a Demografia e salute è in 26.a  posizione, è a mezza strada (53.a ) per Ambiente e servizi. In Giustizia e sicurezza fa 63. Per Cultura e tempo libero è quarta, gloriosamente prima tra le sorelle di Toscana. La più alta posizione  nell’ordine dei vari indicatori alla base di quello generale Siena lo raggiunge nella partecipazione elettorale (3), mentre è in sede 4 per le librerie. Insomma anche per i molteplici campi delle attività  cosiddette culturali non fa registrare nella sostanza exploit strepitosi. 

Che dire conclusivamente? Siena può vantare una posizione di rilievo e conservare un trend di tutto riguardo grazie alla tenuta di un territorio vasto e ricco di centri forti, di vere e proprie città (San Gimignano, Montepulciano, Montalcino…) e anche grazie a centri più piccoli ma governati con cura e gestiti dalla gente con dedizione. Penso alla Grande Siena della quale tante volte si è parlato. Se interpretate in controluce le classifiche –  è vero – invitano a puntare sulla ricerca biomedica e umanistica, sulle risorse ambientali e artistiche, su un’accoglienza che non degeneri in sciatto e futile turismo di massa. Siena non svolge come potrebbe il ruolo di capoluogo – ha notato Pierluigi Piccini – e non si può non convenire. Per la tecnologia e l’innovazione siamo al posto 53, in discesa. Circa furti, frodi, cause pendenti in 63.a posizione. Talvolta il rovescio della medaglia è più importante e dà più da riflettere del  risultato complessivo, significativo ma dovuto ad una media che livella tutti gli indicatori senza valutarne lo spessore e senza differenziare città e territorio nelle loro reciproche relazioni.