Le Bcc votano l’unione incognita ricorsi legali

Plebiscitarie adesioni a Iccrea di 13 delle 14 banche della Federazione Martedì tocca a Pontassieve. Ma alcuni soci si oppongono in tribunale
Maurizio Bologni
Ovunque, quasi un plebiscito. Su migliaia di soci, contrari e astenuti si contano sulle dita di una mano. Così, tra sabato e domenica, le assemblee dei soci della quasi totalità delle Bcc aderenti alla Federazione Toscana ha deciso di aderire al gruppo nazionale capeggiato dalla romana Iccrea. A questo punto si sono pronunciate per il progetto unitario di Iccrea 13 su 14 Bcc toscane, più quella di Pisa e Fornacette che non aderiva alla Federazione regionale ma rientra adesso nei ranghi. Manca la Bcc di Pontassieve convocata martedì. I voti della assemblee non cancellano però i rischi di naufragio della riforma Renzi- Padoan e di caos del sistema. Incombe la spada di Damocle dei ricorsi ai giudici, presentati in diverse sedi giudiziarie, che sostengono l’incostituzionalità della normativa e ne chiedono la cancellazione.
Intanto, però, le assemblee delle Bcc hanno votato a larga maggioranza l’adesione al gruppo nazionale che raggrupperà più di 140 Bcc locali sotto la guida della capogruppo Iccrea che avrà compiti di coordinamento, direzione, controllo strategico e di intervento sulle singole banche. Tra le più attese l’assemblea di ChiantiBanchi, perché è la più grande della Toscana con 27mila soci ma anche perché è quella dalla quale sono affiorati i maldipancia più forti contro la riforma. I soci sono stati riuniti in tre luoghi diversi: nella sede legale centrale di Fontebecci a Siena e in videocollegamento al Conference Florentia Hotel ( ex Sheraton) di Firenze e all’Hotel Villa Cappugi di Pistoia. Appena un astenuto su 3.359 voti espressi (1.674 presenti e 1.685 rappresentati per delega, ha votato il 12,45% della compagine sociale). Ma una nutrita pattuglia di soci storici, che nei mesi scorsi ha fondato l’Associazione Articolo 2 per contrastare la creazione del gruppo nazionale, non si è presentata all’assemblea e ha mantenuto mani libere per dar seguito all’azione giudiziaria avviata nei giorni scorsi e di cui in assemblea ha dato notizia il presidente della Banca Cristiano Iacopozzi. «Un gruppo di soci – ha spiegato – ha presentato ricorso al Tribunale di Firenze, ritenendo che la legge di riforma, laddove impone alle singole Bcc di aderire ad un gruppo bancario con una capogruppo spa e laddove non riconosce il diritto di recesso dei singoli soci, violi i principi costituzionali della tutela della cooperazione, della libertà d’impresa di associazione e di uguaglianza. Chiedono quindi al Tribunale di dichiarare che ChiantiBanca non è obbligata ad aderire ad alcun gruppo e di sollevare la questione di legittimità presso la Corte Costituzionale. Noi – ha aggiunto Iacopozzi non possiamo che procedere all’attuazione dei passaggi che la legge di riforma ci indica come obbligatori per non vederci revocata la licenza » . Poi, dopo il verdetto dei giudici, si vedrà, ha in sostanza detto Iacopozzi, che ha dato notizia dell’incarico dato da ChiantiBanca all’avvocato Luca Stanghellini per patrocinare l’istituto nella vertenza aperta dal ricorso dei soci, ribelli che paradossalmente risultano ancora in parte a vertici di organi di controllate della Banca (come la Fondazione e la Mutua), nominati dallo stesso cda a cui fanno la guerra ( alcune voci li danno però in uscita).
Guardando al quadro nazionale, non è l’unica vertenza: ce n’è almeno un’altra avanzata con analoghe motivazioni e richieste al Tar del Lazio dalla altoatesina Cassa Nova Ponente Aldino, che ha già ottenuto la sospensiva all’obbligo di aderire al gruppo Raiffesen ( il terzo dei tre nazionali) e su cui il Tribunale amministrativo dovrebbe pronunciarsi nel merito entro gennaio con un giudizio che potrebbe avere un qualche peso per tutto il sistema. Rimangono, insomma, rischi di caos e paralisi della riforma che invece dovrebbe completarsi a gennaio.
Fonte: La Repubblica Firenze, https://firenze.repubblica.it/

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