Quell’obbligo di cercare un governo.

 

Nel deplorevole clima della nostra campagna elettorale, ricca di molte promesse del tutto irrealizzabili e di continue denigrazioni degli avversari, purtroppo non mancano neppure letture abnormi del nostro sistema costituzionale. Basti pensare ai tentativi ricorrenti di fare in modo che i nuovi parlamentari siano agli ordini dei diversi capi politici, alla pretesa di indicare fin da ora il nome di molteplici presidenti del Consiglio e di ministri, o al pericoloso riemergere di spinte alla violenza. Si è perfino polemizzato con presunti «Governi del Presidente della Repubblica» allorché, invece, tutti i governi hanno regolarmente cercato ed ottenuto la fiducia da parte delle Camere. Fra le affermazioni errate rispetto al nostro sistema costituzionale, si è anche manifestato l’aprioristico rifiuto, ove i risultati elettorali non assicurino sicure maggioranze parlamentari ad uno schieramento politico, che possano essere ricercate alleanze idonee per la formazione di un governo, perfino sotto lo stimolo del Presidente della Repubblica. Si parla così in modo alquanto irresponsabile di passare, se del caso, ad immediate nuove fasi elettorali: ma, invece, in un sistema parlamentare come il nostro, dovrebbe essere normale che le diverse forze politiche, ove i risultati elettorali non siano risolutivi, quanto meno si impegnino seriamente a ricercare con altre forze politiche, in nome degli interessi nazionali, piattaforme pro grammatiche comuni (ciò non toglie, ovviamente, la possibilità di valutare negativamente improvvisate o strumentali convergenze). Il recente caso della Germania dovrebbe essere istruttivo per tutti: i risultati elettorali (settembre 2017) non soddisfacenti per democristiani e socialisti hanno contribuito a produrre una forte crisi della loro precedente alleanza governativa ed un tentativo di formare una nuova maggioranza di governo senza i socialisti; essendosi, però, verificata l’impossibilità di formarla, su esplicita sollecitazione del Presidente della Repubblica ai due maggiori partiti di far prevalere gli interessi nazionali sui pur legittimi interessi e risentimenti, sembra che ci si stia infine avviando alla formazione di una nuova «grande coalizione» sulla base di un lungo ed analitico confronto. Si tratta di una vicenda illuminante sul funzionamento di un forte sistema democratico di tipo parlamentare: infatti, le forze che animano sistemi di questo tipo devono essere coscienti che, al di là delle loro legittime diversità, si deve sempre cercare seriamente di garantire i decisivi grandi interessi nazionali. D’altra parte, ove nel nostro Paese ci si trovasse in una situazione analoga a quella tedesca, esistono nel sistema italiano norme e strumenti mediante i quali il Presidente della Repubblica dovrebbe cercare di sollecitare (come bene ha documentato l’articolo di ieri di Ugo Magri) la formazione di maggioranze capaci di formare un governo e soprattutto di ottenere la fiducia parlamentare, atto assolutamente indispensabile per stabilizzare il nuovo governo. La lunga esperienza di applicazione delle scarne disposizioni costituzionali sulla formazione dei governi da parte dei diversi presidenti della Repubblica è stata largamente integrata nella storia repubblicana da significative convenzioni costituzionali (una sorta di consuetudini applicative, molto studiate dai giuristi), che nel loro complesso offrono al Presidente una molteplicità di strumenti per stimolare ed aiutare la formazione ed il buon funzionamento dei nuovi governi. Dal punto di vista formale la nomina del governo precede la fiducia da parte delle Camere alla composizione ed al programma del governo, ma è a s s o l u t a m e n t e evidente che la stessa scelta da parte del Presidente della Repubblica del presidente del Consiglio e dei ministri (questi ultimi su proposta del nuovo presidente del Consiglio) è finalizzata alla formazione di un governo che possa ottenere la fiducia parlamentare: solo in tal modo si garantisce che la volontà popolare sia rispettata ed il programma governativo possa tradursi in pratica, a cominciare da tutte le leggi che ne caratterizzeranno l’attuazione. In tutta questa fase tanto importante, si verifica davvero la capacità del Presidente della Repubblica nella interpretazione della effettiva realtà politica e del contesto entro cui si deve operare. Ma si giudica anche la credibilità delle diverse forze politiche, chiamate ad assumersi concrete responsabilità nella gestione degli interessi generali.
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