Trasversalismo in stile Dc per cancellare la rottamazione.

Taccuino
C’è nell’aria un possibile ritorno del trasversalismo, malattia tardiva del proporzionalismo, che si manifestò in Italia nella stagione finale della Prima Repubblica, quando una parte della Dc, Andreotti e Forlani, stipulò un patto con Craxi, il famoso “Caf ” dalle iniziali dei alleati, mentre la parte avversa, che faceva capo a De Mita e alla sinistra democristiana, cercò di fare altrettanto con i repubblicani di Giorgio La Malfa e i comunisti post-berlingueriani Natta e Occhetto, anticipazione di quello che sarebbe poi diventato l’Ulivo e il Pd. Oggi Berlusconi si rivolge ai reietti del Movimento 5 stelle, espulsi prima di essere eletti per lo scandalo delle mancate restituzioni, e lo fa dopo aver cercato di aiutare i vecchi amici leghisti: Bossi, che rischiava la non candidatura, e Maroni, uscito dalla corsa alla presidenza della Lombardia in attesa, forse, di un rientro a livello nazionale. Bersani e D’Alema, mettendo in conto una rottura della fragile alleanza con la sinistra radicale di Fratoianni, Vendola e Civati, guardano, corrisposti, all’inquieta minoranza del Pd di Orlando ed Emiliano, fiduciosi in una possibile sconfitta, o in un ulteriore risultato negativo per Renzi, come premessa di un possibile rimescolamento nel centrosinistra. Criticati ma paternamente, forse anche paternalisticamente – da Prodi, per la rottura e la fondazione di Liberi e Uguali, che ha messo a rischio molti dei collegi uninominali aggiudicabili a un centrosinistra unito, l’ex-segretario e l’ex-premier e ministro degli Esteri del Pd hanno accolto rispettosamente le critiche prodiane, rivolte non a caso anche a Renzi. Del resto la caratteristica dei trasversalismi, nati all’interno della Dc, quando mediamente ogni due anni bisognava pur formare una maggioranza interna per andare al congresso, è sempre stata quella di puntare a far saltare un equilibrio di potere: obiettivo centrato dal Caf nel caso di De Mita, scalzato prima dalla segreteria e poi dalla presidenza del consiglio. E dal trasversalismo avversario di sinistra Dc e Pds occhettiano nei confronti di Craxi, abbandonato al suo destino di capro espiatorio di una Tangentopoli che riguardava tutti. Inoltre, in tempi più recenti, l’alleanza trasversale D’Alema-Cossiga ottenne la testa di Prodi e incoronò il primo governo guidato da un leader post-comunista. Così non è difficile capire a cosa punti il trasversalismo attuale delle minoranze e dei fuorusciti dal Pd: seppellire una volta per tutte – approfittando del proporzionale e della possibilità/necessità di accordi di governo post-voto -, la stagione della rottamazione e di Renzi.
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