Quanta arte nell’eredità dei Millennial.

 

Investimenti beni rifugio
I patrimoni che passeranno di padre in figlio negli Usa valgono 30 mila miliardi. E i servizi ad hoc si moltiplicano
L’arte? Un asset che deve entrare nella gestione di un grande patrimonio. Perché arte e finanza, così come risorse pubbliche e private per gestire al meglio le ricchezze culturali, devono dialogare. E i risultati del nuovo Art & Finance Report 2017 stilato da Deloitte (con ArtTactic) che sarà presentato a Milano, in Piazza Affari, l’8 novembre confermano questa evoluzione. Aprirà i lavori il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini con il ceo di Deloitte Italia, Enrico Ciai, il ceo di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi e Yves Francis (Deloitte Luxembourg).
«Sono sei anni che stiliamo il report e notiamo che in un contesto sempre più competitivo per il wealth management, è forte l’enfasi sul modello olistico, che incorpora tra i servizi offerti quelli indirizzati all’arte», anticipa a L’Economia Adriano Picinati di Torcello, Global Art & Finance coordinator di Deloitte-. Ovviamente, perché la consulenza legata al patrimonio artistico di un cliente entri a tutti gli effetti tra i servizi occorre che i gestori abbiano meno insicurezza nell’affrontare i temi legati all’arte».

E il report lo mostra. «Rispetto a un anno fa, diminuisce su scala globale l’insicurezza dei gestori verso il settore dell’arte – aggiunge Barbara Tagliaferri, Art & Finance coordinator per l’Italia di Deloitte -. Come conseguenza, cresce l’offerta di servizi legati all’arte: talvolta i gestori ricorrono a terze parti, operatori specializzati. Con un vantaggio direi di prospettiva da parte del gestore rispetto agli esperti di settore: di essere al di sopra degli interessi».

Le richieste
Ma che cosa chiedono collezionisti e operatori dell’arte al mondo della finanza? E che cosa in concreto, gli art & wealth management services stanno offrendo? Dalle valutazioni di opere d’arte (richieste dal 74% di collezionisti e professionisti del settore e già offerte dall’87% dei gestori secondo i nuovi dati 2017); alla consulenza sugli acquisti di arte (richiesti dal 57% dei collezionisti, dal 76% dei professionisti, e offerti dall’83% dei gestori), fino alla gestione delle collezioni d’arte (richiesto dal 60% dei collezionisti, dal 71% dei professionisti e offerto oggi dal 78% dai gestori). A proposito di management delle collezioni d’arte, l’evoluzione rispetto al 2016 è significativa: un anno fa solo il 59% dei gestori offriva questo servizio a fronte del 78% di oggi. «Tra mondo dell’arte e gestione patrimoniale è urgente il bisogno di lavorare assieme – nota Picinati di Torcello -. E questo comporta che le collezioni private dovranno essere ordinate, digitalizzate in futuro. Anche perché la digitalizzazione offrirà ai collezionisti la possibilità di ampliare il pubblico delle persone interessate, con nuove forme di coinvolgimento, a partire dalla realtà virtuale».

Molte di queste collezioni hanno alimentato il boom di musei privati: 317 nel mondo (Private art museum report), il 70% inaugurati dopo il 2000.

E un altro punto cruciale che emerge dal nuovo report Deloitte che sarà svelato a Palazzo Mezzanotte durante la decima edizione dell’Art & Finance Conference 2017, è infatti l’urgenza di una migliore conoscenza delle ricchezze artistiche presenti nelle collezioni private, e della loro valutazione, in vista del grande passaggio generazionale. «Si calcola che 30 mila miliardi di dollari, solo negli Usa, passeranno da una generazione all’altra nei prossimi 30 anni (Marketwatch) – conclude Tagliaferri -. E questo spiega perché nel report l’89% dei gestori oggi si sia attrezzato per offrire questo servizio, con un salto in avanti di ben 10 punti rispetto al 2016». Già, con altri asset finanziari, molte collezioni private sono pronte a passare di padre in figlio. Una sfida, e un’opportunità per il mondo della finanza.

 

Corriere L’Economia.

www.corriere.it/economia/