Prodi incorona Gentiloni “Resti anche dopo il 4 marzo”.

 

VERSO LE ELEZIONI Colloquio
Il Professore: la priorità è cambiare subito questa brutta legge elettorale
Un comizio così, Romano Prodi non lo faceva da dieci anni. In un teatro della sua Bologna, il Professore ha rotto il digiuno e non ha lesinato le sorprese: ha annunciato che appoggerà la lista Insieme guidata dal vecchio amico Giulio Santagata e dunque, ma questo non lo ha detto in chiaro, non voterà per il Pd guidato da Matteo Renzi. E ha fatto un pubblico elogio di Paolo Gentiloni. Poi, finito il discorso ed esaurita la fila di quelli che si volevano fare un selfie con lui, Prodi ha preso la via di casa, assieme alla moglie Flavia e strada facendo, ha fornito qualche tassello in più al suo ragionamento: «Gentiloni sta incarnando la serietà al governo e credo che dopo le elezioni possa essere lui a continuare l’azione di guida dell’esecutivo, un’azione che dovrà avere una priorità: cambiare subito questa brutta legge elettorale». Il messaggio è chiaro: Paolo Gentiloni è un leader di governo serio, da riproporre anche nel dopo-elezioni. Poco prima, in pubblico, Romano Prodi, pur senza indicare così esplicitamente Gentiloni, ne aveva tessuto un pubblico elogio: «C’è commozione in me nel tornare ad un’assemblea politica anche per il riconoscimento che bisogna fare a Paolo del lavoro che sta facendo in un momento difficile in cui dobbiamo mostrare che ha idee chiare, che riconosce i propri limiti e i propri meriti». Certo, si sapeva che Romano Prodi ha una forte simpatia per Paolo Gentiloni, ma la sua dichiarazione pubblica, è qualcosa in più di un endorsement per il presidente del Consiglio: elogiando Gentiloni – ed implicitamente escludendo Matteo Renzi dal novero dei “papabili” – per la prima volta il Professore rimuove il velo di ipocrisia, che dentro al Pd accompagna la vicenda della premiership. Dentro quel partito oramai esiste un dualismo, una concorrenza tra due aspiranti prossimi premier: ovviamente Paolo Gentiloni, ma anche Matteo Renzi. E dentro al Pd, oramai in modo carsico, ci sono due partiti: quello per Paolo e quello per Matteo. E mentre torna a casa, Prodi ragiona anche attorno al destino dei Liberi ed Eguali, gli scissionisti che poco prima in pubblico aveva così dipinto: «Nei giorni scorsi mi sono pronunciato in modo sfavorevole verso gli amici della scissione, amici cari, ma che hanno indebolito fortemente un disegno unitario». Ma non è una contraddizione, definirli amici e poi sferzarli? «Li ho chiamati amici perché abbiamo lungamente lavorato assieme, sono ancora amici, ma hanno profondamente sbagliato perché siamo in un momento nel quale occorre stare assieme perché si decide il futuro del Paese e soltanto vincendo, si determina il futuro del Paese». E l’appoggio alla piccola lista di Insieme? «Portano avanti gli stessi valori che sono alla base dell’Ulivo e che profondamente condivido: contro le diseguaglianze e per una forte presenza in Europa». Ma le parole pubbliche e quelle più informali di Prodi vanno incrociate con quelle di Paolo Gentiloni, che ha decisamente accettato il testimone che gli ha trasmesso il Professore, pronunciando parole che devono essere suonate molto suadenti per Prodi: «Abbiamo vinto due volte con Romano, ma non sempre riusciamo a vincere. Negli ultimi anni di Prodi mi ha sempre colpito questa sua straordinaria capacità di tenere insieme radici del territorio e la visione globale, di ampio respiro internazionale. Al di là dei ricordi “della bella stagione” Prodi è un leader che può dare a tutti noi ispirazione». E Gentiloni, sempre così misurato anche negli elogi, è entrato nel “santuario” dei ricordi: «Noi siamo nati come Ulivo sotto la leadership di Romano, per andare al governo. Quella resta la nostra ispirazione, il nostro impegno, anche dopo vent’anni. Quegli slogan che ogni tanto venivano da un professore di Sassari “uniti per unire”, se li andate a riguardare sono tuttora il tessuto della coalizione del centrosinistra a guida Pd che oggi si presenta alle elezioni». Il professore di Sassari è Arturo Parisi, il principale ispiratore della dottrina bipolarista degli ultimi venti anni: non era presente. Lui, a differenza di Prodi e Santagata, voterà Pd, come entità da preservare, a prescindere dal suo segretario pro-tempore.
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