Primarie M5S, l’altolà di Fico Grillo media sul “capo politico”.

MAURO FAVALE
ROMA.
Per Beppe Grillo è la mediazione più difficile: oggi, alle 12, si chiuderà la brevissima finestra riservata a chi si vorrà candidare premier per l’M5S. Al momento, in campo c’è soltanto il vincitore designato, Luigi Di Maio, pronto a prendersi tutta la torta: premiership e carica di “capo politico” del Movimento.
Un cambio profondo per l’M5S, al momento indigeribile per la minoranza di cosiddetti “ortodossi” che vede in Roberto Fico, presidente della Vigilanza Rai, il suo punto di riferimento. Per questo, per esercitare il suo ruolo di “garante” e provare a placare i malumori, ieri sera Grillo è arrivato a sorpresa a Roma. In programma c’è un incontro con Di Maio e uno con Fico (con il quale ha da sempre ottimi rapporti), forse nelle prime ore di oggi, per rassicurarlo con due argomentazioni: la formula “capo politico” è una necessità dettata dalla legge elettorale che prevede questa dicitura e lui, Grillo, continuerà a vigilare sul M5S.
Un po’ poco per il deputato napoletano che da settimane sta valutando se sfidare direttamente Di Maio di cui ha contestato più di una volta la linea (l’ultima sui migranti). «Ma non faccio la comparsa», dice ai parlamentari che gli sono più vicini. E poi, è al momento la linea del deputato, «lasciare Di Maio candidato unico segnalerebbe con evidenza il nostro dissenso».
Un rischio calcolato per la Casaleggio: «Se nessuno si farà avanti — dicono dalla Comunicazione — è perché non si sente all’altezza di competere». E mentre a Milano stanno cercando di convincere a partecipare alla corsa in qualità di sparring partner dello scontato vincitore un paio di parlamentari (in primis Barbara Lezzi e Nicola Morra) e qualcuno tra consiglieri regionali uscenti ed ex candidati (Mattia Calise che nel 2012 era in campo alle Comunali di Milano), Grillo, da parte sua, avrebbe provato ancora a convincere Fico. «Ma se mi candidassi — è il ragionamento del deputato — al primo punto del mio programma porrei la separazione tra premiership e leadership».
E così, Di Maio, alla fine potrebbe restare l’unico candidato di peso in campo, con un altro rischio: quello di una bassa partecipazione al voto. Al momento non si sa nemmeno quando i 130.000 mila iscritti certificati al blog di Grillo, gli unici che hanno il diritto di voto, potranno esercitarlo. Nelle precedenti consultazioni la media di click si aggirava tra i 30 e i 40 mila. Scendere sotto sarebbe un altro colpo per il vincitore, a quel punto doppiamente azzoppato dall’assenza di sfidanti e dallo scarso coinvolgimento della base. A Roma, per dire, i componenti dei “Tavoli” che hanno contribuito a scrivere il programma della candidata Virginia Raggi (per poi criticarne la gestione in questi mesi), hanno fatto sapere che «gradirebbero primarie vere, con candidature plurime e di peso» per evitare «l’ennesima votazione on line scontata e plebiscitaria ». Ma ormai il sentiero pare tracciato e pure Carlo Sibilia, un altro dei potenziali sfidanti di Di Maio, ieri ha augurato «in bocca al lupo a chiunque avrà deciso di candidarsi», richiamando, però, il Movimento delle origini: «Chiunque di noi sarà scelto dalla rete ha già una strada tracciata ben chiara: si chiama programma. Questa persona sarà un pezzo di un’orchestra dove il direttore è il popolo».
Sullo sfondo, poi, si allunga l’ombra dei ricorsi. Dopo il pasticcio delle “Regionarie” siciliane “congelate” dal tribunale di Palermo, Lorenzo Borrè, l’avvocato del candidato che ha presentato ricorso, ha spiegato di essere stato contattato già da diversi iscritti in via precauzionale «perché le regole delle primarie violano l’articolo 7 del “Non statuto” sul punto degli indagati». Non proprio un bel viatico nella settimana decisiva per l’M5S che si concluderà a Rimini con Italia a 5 Stelle e con la proclamazione, sabato 23, del candidato premier alle prossime Politiche.
Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/

#