Perché la rete di Pechino fa paura

da New York Massimo Gaggi

Dietro le accuse e i duelli, lo scenario di una tecnologia 5G usata per scopi politici

 

L’acuirsi dello scontro su Huawei alimenta i venti di guerre commerciali. Per i cinesi l’America ora prende ostaggi mentre le Borse, spaventate, arretrano ovunque. Ma dietro le accuse Usa al gruppo asiatico di aver violato l’embargo all’Iran e i tentativi di convincere i governi amici a non usare più tecnologia cinese Huawei e ZTE nelle loro reti di telecomunicazione, c’è ben più di una rappresaglia economica o politica.

Guerre commerciali e rischio spionaggioStavolta un grosso peso lo hanno davvero le questioni di sicurezza: nel mondo digitale tutto ciò che è gestito elettronicamente è esposto a spionaggio e sabotaggi informatici. Che possono addirittura partire dall’interno dei propri sistemi se qualche componente viene da industrie di un Paese avversario. Huawei afferma di non aver mai spiato né sabotato. È possibile, ma il gruppo è, comunque, sotto l’influenza del governo di Pechino. Le aziende cinesi, anche quelle private, devono rispondere al Partito comunista. E il PCC ha più volte usato la mano pensante contro i governi che provano a ostacolare l’espansione della Cina o anche solo le sue politiche nei confronti delle minoranze. Basti pensare alle minacce (a volte accompagnate da rappresaglie commerciali) contro i Paesi che hanno ricevuto il Dalai Lama o hanno contrastato le pretese territoriali di Pechino nel Mar Cinese Meridionale.

Non sono dispute iniziate con Trump: gli Usa hanno smesso di comprare sistemi di telecomunicazione cinesi dal 2012, quando la minaccia per la sicurezza nazionale venne denunciata dall’Amministrazione di Barack Obama. Né sono problemi che allarmano solo gli Usa: dopo Australia e Nuova Zelanda, anche la Gran Bretagna ha deciso di chiudere la porta alla tecnologia Huawei. Certo, sono i Paesi più vicini a Washington per rapporti di intelligence e politiche per la sicurezza, ma l’allarme non è nuovo. Già cinque anni fa i servizi segreti britannici avvertirono il governo di Londra che l’uso di componenti di un Paese potenzialmente avversario nei suoi sistemi di tlc era molto pericoloso.

La nuova sfida delle retiSecondo molti esperti, peraltro, individuare un chip alterato a fini di intelligence in apparati di rete complessi è come cercare un ago in un pagliaio: il fatto che non siano stati denunciati fin qui casi di sabotaggi non esclude che in questi sistemi ci siano spie «dormienti». Huawei vende in Occidente non solo telefonini, ma anche centralini, router e altri sistemi di trasmissione. Anno dopo anno, ha conquistato interi mercati. In Italia, ad esempio, c’è tecnologia Huawei in tutti i 16 mila uffici postali.

Ora stiamo entrando nel mondo 5G: le reti di quinta generazione, ancora più integrate e vulnerabili che governeranno tutto, dai letti degli ospedali alle auto senza pilota. In un mondo sempre più informatizzato nel quale sensori e intelligenza artificiali saranno ubiqui, il problema si pone, insomma, in modo più grave e urgente.

Usa-Cina: il volto digitale della disputaOltre a quelle di sicurezza, sull’irrigidimento Usa nei confronti di Huawei e ZTE probabilmente pesano anche considerazioni politiche ed economiche. È possibile che Trump, duro sul piano commerciale tanto con gli avversari quanto con gli alleati, voglia colpire in modo particolare aziende che hanno copiato per anni, indisturbate, le tecnologie Usa. Ma nel tentativo di evitare che la Cina diventi il leader planetario nelle tecnologie più avanzate c’è una sfida di civiltà, prima ancora di una disputa sul trade: Pechino sta già sperimentando modelli di controllo dell’intera società basati su sistemi di big data e di intelligenza artificiale capaci di analizzare i comportamenti sociali (e politici) di ogni cittadino distribuendo premi e punizioni. E ora punta addirittura a diventare la potenza mondiale dominante attraverso una rivoluzionaria fusione dell’intelligenza delle macchine con la manipolazione genetica.

 

 

Fonte: Corriere della Sera, https://www.corriere.it/