Perché il ministro sogna un processo show.

 

TACCUINO
Com’era prevedibile dal primo momento, Salvini ha annunciato che in caso di richiesta al Parlamento del via libera al processo per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio (reati contestati a lui e al suo capo di gabinetto dal pm di Agrigento Patronaggio), sarà lui stesso a sollecitare il Senato, chiamato a decidere, a concedere senza indugi l’autorizzazione a procedere, senza farsi difendere dalla larga maggioranza che sostiene il governo e potrebbe evitargliela, ma spingendola al contrario ad accelerare i tempi. Non vede l’ora il vicepremier e ministro dell’Interno, di accomodarsi sul banco degli imputati con il placet della quasi unanimità di Palazzo Madama (il Movimento 5 Stelle si accoderà e anche le opposizioni non potranno fare altro, a meno di non voler schierarsi, inverosimilmente, per il salvataggio di Salvini), per quello che si profila come il processo dell’anno. E che rischia di cadere, calendario alla mano, nel bel mezzo della campagna elettorale per le elezioni europee. Ora infatti è il leader leghista a mettere in mora la magistratura accusata e sbeffeggiata per le accuse comunicate domenica sera: in 90 giorni, tanti ne prevede il codice se il Tribunale dei ministri riterrà congrue le ipotesi di reato del pm Patronaggio, la Procura di Palermo dovrà completare l’inchiesta e chiedere il rinvio a giudizio del ministro. Il processo vero e proprio potrebbe cominciare a inizio 2019. Facile a quel punto per Salvini trasformare l’aula di giustizia in cui si svolgerebbe nella cassa di risonanza di un altro parallelo processo all’Europa che non ha dato alcuna solidarietà all’Italia, rifiutandosi di contribuire alla ripartizione dei migranti tenuti prigionieri sulla nave Diciotti, e alla magistratura che, invece di perseguire i responsabili del traffico clandestino di immigrati, se la prende con il ministro che voleva fermarli. Per paradossale che sembri, a questo punto il meccanismo è innescato: la magistratura non può certo tornare indietro né prendere tempo, vista l’urgenza manifestata da Salvini e i termini previsti dalla legge; le opposizioni non potranno ripensarci, dopo aver chiesto in parte (il Pd) le dimissioni del ministro; i 5 Stelle giocano di rimessa, dato che per loro qualsiasi cosa è preferibile all’eventualità che l’alleato leghista faccia saltare il banco del governo. E Salvini si prepara così alla sua ennesima vittoria sul campo.
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