Su Mps-Unicredit i riflettori non sono ancora destinati a spegnersi. Scaduta l’esclusiva concessa dal Tesoro, la due diligence sulle carte di Siena da parte del gruppo guidato da Andrea Orcel va avanti. La trattativa prosegue ad oltranza anche perché una scadenza formale per arrivare ad un accordo o meno sembra non sia fissata. Le indiscrezioni indicano come punto di caduta metà ottobre per superare le suppletive a Siena, incluso l’eventuale ballottaggio, in cui è impegnato Enrico Letta.
Il leader Dem, a Chianciano per un appuntamento elettorale, di fronte alle ipotesi di 7 mila esuberi non commenta i rumors, sottolineando che un giudizio finale sul negoziato «lo daremo» in Parlamento. Certo che, secondo il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, «questa operazione Mps Unicredit si sarebbe potuta già concludere se non ci fossero state le elezioni politiche di mezzo».L’ad di Unicedit Andrea Orcel, dice Sileoni, «ha un grosso vantaggio: non avrà alcun condizionamento della politica, andrà per la sua strada senza curarsi dei pettegolezzi».
Nell’esame in corso tra gli elementi oggetto di approfondimento figurano 14 miliardi di euro di crediti in bonis ma a rischio deterioramento, che potrebbero andare ad Amco. Così come lo è Mediocredito Centrale il cui focus è sugli sportelli al Sud (Puglia e Sicilia in prevalenza): 150 filiali che si aggiungerebbero alla sua rete costituita principalmente dalla Popolare di Bari. Unicredit è concentrata invece sulle filiali del Nord e del Centro Italia e sulla banca online Widiba.
A rischio sovrapposizione il Consorzio Operativo, che gestisce le attività informatiche, Mps Capital Services, Mps Leasing e Factoring e Monte Paschi Fiduciaria. Per la direzione generale di Siena le ipotesi indicano un ridimensionamento, magari trasformandola in direzione regionale.