“Green Pass obbligatorio per chi lavora nelle scuole La Dad? Non ci sarà più”

PATRIZIO BIANCHI Il ministro dell’Istruzione: “La ripresa è una sfida, in ballo la sicurezza di tutti” E sulle lezioni: “L’idea di sostituire la didattica in presenza con una surrogata non ha funzionato”
Niccolò Carratelli
Roma
«Siamo pronti», dice sicuro Patrizio Bianchi, a cinque giorni dalla partenza dell’anno scolastico in quasi tutta Italia. «La ripresa della scuola è una grande sfida – ammette il ministro dell’Istruzione – significa rimettere in movimento l’intero Paese: quasi 10 milioni di studenti, le loro famiglie, oltre un milione di dipendenti, i lavoratori dei servizi esterni e tutto quello che ruota intorno». Nonostante le numerose bucce di banana su cui rischia di scivolare, già nelle prime settimane, Bianchi non si mostra preoccupato. Intervistato dal direttore de La Stampa, Massimo Giannini, per la trasmissione “30 minuti al Massimo” (versione integrale su lastampa.it), garantisce che da lunedì tutto funzionerà al meglio, a cominciare dalla piattaforma per il controllo del Green Pass di docenti e collaboratori, che sarà messa a disposizione dei dirigenti scolastici.
L’associazione dei presidi si è lamentata per il ritardo nella consegna di questa nuova app. Ci siamo?
«C’è una sola sigla sindacale che gioca al rimbalzo, ma ci siamo presi una settimana per il collaudo, il 13 sarà operativa ed eviteremo le file all’ingresso proprio quando arrivano gli studenti. Ai dirigenti stiamo dando tutte le indicazioni: basteranno pochi clic al computer per esaminare la lista del personale presente ogni giorno, a ciascun nome sarà associato un bollino verde o rosso. Si procederà a una verifica solo per i casi segnalati».
L’obbligo di Green Pass sarà esteso a tutti coloro che lavorano nelle scuole?
«Sì, è una decisione che deve passare dal Consiglio dei ministri, ma il pass sarà richiesto anche al personale esterno, come i lavoratori delle mense scolastiche o quelli che si occupano della manutenzione. Chi per lavoro entra nelle scuole deve essere soggetto alle stesse regole».
Lei è d’accordo con l’estensione generalizzata del Green Pass? Ha letto sul tema le contestazioni da parte di importanti professori universitari?
«Ho letto e ho grande rispetto per le posizioni di ognuno, ma in ballo c’è la sicurezza di tutti. Quindi sì, sono favorevole all’estensione del Green Pass: ormai è uno strumento che tutti hanno interesse ad avere e credo sia sufficiente per arrivare alla necessaria copertura vaccinale. Se così non fosse, valuteremo l’obbligo di vaccinazione».
Da questo punto di vista, la risposta del mondo della scuola la soddisfa?
«C’è stato grande senso di responsabilità, quasi il 92% del personale scolastico è vaccinato con almeno una dose, come più dei due terzi degli studenti. In particolare, oltre il 70% dei ragazzi e ragazze tra i 16 e i 19 anni: un dato importante, visto che il problema del sovraffollamento nelle classi riguarda essenzialmente le scuole superiori».
Le famose “classi pollaio”, come si sta intervenendo su quel fronte?
«È da aprile che ci stiamo preparando, abbiamo stanziato 400 milioni per il personale aggiuntivo, per limitare il sovraffollamento, poi 270 milioni per gli interventi degli enti locali. Inoltre, abbiamo dato alle scuole pubbliche 350 milioni per dotarsi di strumenti di areazione, altri 60 milioni alle private».
Dalle scuole, però, arrivano testimonianze di un problema ancora lontano dall’essere risolto…
«La scuola vive sul principio dell’autonomia, noi abbiamo messo le risorse a disposizioni degli istituti e degli enti locali. Abbiamo 48.400 edifici, alcuni sono in una situazione critica, altri migliore, altri li stiamo costruendo. Ricordo che le scuole sono di proprietà di comuni e province, li stiamo aiutando nella progettualità, c’è un accordo con Cassa depositi e prestiti. Dal Pnrr arrivano 18 miliardi, di cui 2 miliardi e mezzo saranno per l’edilizia scolastica, per mettere in sicurezza e ridisegnare le scuole, e altrettanti vanno per la digitalizzazione».
A proposito, con la didattica a distanza come la mettiamo?
«La Dad è finita».
E andiamo in pace…
«Semmai costruiamo la pace, che ce n’è bisogno. Comunque, la Dad come l’abbiamo intesa finora è finita, non ha funzionato l’idea che si possa sostituire la didattica in presenza con una surrogata. Ora dobbiamo tornare in presenza, ma uscendo dalle mura della classe, aprendo la scuola all’esterno: bisogna usare le tecnologie per collegare i ragazzi tra loro, unendo gli studenti siciliani ai lombardi o a quelli di altri Paesi. Una Dad per aprire e non per chiudere, per stare vicini e non lontani».
Non troppo vicini: non è rischioso consentire di derogare al metro di distanziamento nelle classi?
«Noi abbiamo recepito un’indicazione del Comitato tecnico-scientifico: se gli esperti mi dicono che si può fare, io mi fido. Comunque, nella maggior parte delle scuole il distanziamento potrà essere rispettato, il problema della mancanza di spazi riguarda il 2,9% delle classi nelle superiori, concentrate nelle periferie urbane».
Seduti vicini e, se tutti vaccinati, anche senza mascherina. Conferma?
«Nel decreto approvato dal governo ad agosto veniva indicata questa specifica deroga alla regola che è oggi in vigore per tutti gli ambienti chiusi. Voleva essere anche un obiettivo incentivante per i ragazzi che devono vaccinarsi. Io penso sia una cosa auspicabile, nel rispetto della privacy di tutti e senza fare discriminazioni. Usciranno delle linee guida, che condivideremo con il ministero della Salute».
Dovete anche decidere sui test salivari per i bambini sotto i 12 anni, che non possono ancora vaccinarsi…

«Stiamo lavorando in modo collegiale, ne ho parlato anche con il commissario Figliuolo e siamo allineati per andare verso uno screening che risulti il più semplice e amichevole possibile per i bambini».

Meno amichevoli le manifestazioni dei “no Green Pass” delle ultime settimane, la preoccupano?
«In realtà, si aspettavano grandi proteste il 1° settembre nelle stazioni e non si sono viste. Nella scuola, in questa prima settimana, non abbiamo registrato grandi numeri di lavoratori che rifiutano il Green Pass. Certo, ci sono stati episodi gravi: minacce nei confronti di alcuni presidi, uno ha ricevuto una pallottola disegnata, e aggressioni ai giornalisti. Quello che è successo al vostro collega davanti al ministero è inaccettabile, la scuola non può essere teatro di violenze».
Verranno presi provvedimenti nei confronti del collaboratore scolastico “pugile” protagonista dell’aggressione davanti al ministero?
«Stiamo verificando la posizione del “pugile”. Come anche di altre persone».
Con i sindacati i rapporti sono più distesi o incontra resistenze? Sono troppo “conservatori”?
«Con i sindacati abbiamo siglato un patto per la scuola e proprio oggi (ieri, ndr) abbiamo iniziato la discussione sul nuovo contratto: ci confrontiamo sui temi e sulla sostanza delle cose. Ad esempio, bisogna ridare più valore ai nostri insegnanti, non solo dal punto di vista salariale, ma a livello di essenza, di immagine sociale, che deve essere più alta».
Conferma che gli studenti troveranno da subito in classe tutti i loro insegnanti?
«Sì, per la prima volta siamo stati capaci di avere tutti i docenti in anticipo rispetto all’arrivo in classe dei ragazzi. Ne abbiamo messi 60mila di ruolo, più altri 60mila per il sostegno, poi ci sono gli incarichi annuali. Il mondo della scuola non si è mai arreso, vogliamo portare tenacemente avanti la relazione con gli studenti.
Come sta andando questa esperienza di governo?
«Positiva, c’è grande condivisione. Stiamo operando in maniera collegiale e continua. Nel governo ci sono persone che conosco da una vita, come lo stesso Draghi o il ministro Brunetta. Abbiamo un piano chiaro e lo portiamo avanti».
Nessun problema per le fibrillazioni politiche, per le mosse di Salvini?
«Non sono motivi di discussione all’interno del governo, abbiamo una leadership chiarissima del premier Draghi e siamo impegnati sulla strategia di rilancio del Paese».
Draghi può essere il candidato per il Quirinale?
«È un problema che si porrà il Parlamento, non voglio entrare su questo. Draghi sta facendo un ottimo lavoro come presidente del Consiglio.
In conclusione, un saluto e un messaggio agli studenti italiani…
«Ragazzi e ragazze, abbiamo un’occasione straordinaria: ancora una volta la scuola può dimostrare di essere davvero il motore e il cuore del Paese. Ritroviamo i nostri compagni e dimostriamo a tutti che questo può essere un Paese in cui vivere serenamente».
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