MPS & sponsor: 593 milioni per il consenso

IL SISTEMA. IN DIECI ANNI SOLDI A PIOGGIA SU SOCIETÀ LOCALI, IN TERRITORI DOVE LA BANCA AVEVA GIÀ QUOTE DI MERCATO. SCOPO: FORAGGIARE POLITICA E MEDIA 

Negli undici anni che hanno preceduto il baratro, dal 2002 al 2012, il Monte dei Paschi di Siena ha dilapidato la bellezza di 593,3 milioni tra sponsorizzazioni, pubblicità e promozioni. In media sono 54 milioni di euro all’anno, la metà dei quali investita in sponsorizzazioni sportive. Un mare di soldi se si considera che la maggior parte delle squadre di calcio, basket e altri sport erano team di città di provincia, molte delle quali storiche roccaforti del Pd. In questo contesto si inseriscono anche gli 800mila euro l’anno al Viadana Rugby e i legami con la Lega di cui abbiamo già scritto settimane fa, a proposito delle nuove piste su cui i magistrati stanno indagando a partire dalla morte del manager Mps David Rossi.

 

I legami con la politica

I collegamenti tra la politica e Mps erano vari e abbastanza trasversali. E a gestire questo portafoglio, sforbiciato in modo drammatico proprio nell’anno della sua morte, era David Rossi. Era stato Giuseppe Mussari ad affidare a Rossi il controllo delle sponsorizzazioni. Il suo compito era quello di gestire il budget con cui foraggiare squadre e media, cioè i soldi per comprare consenso e silenzio, mentre la banca andava a rotoli. È un fatto che il 2013 segni uno spartiacque. L’avvicendamento dei vertici voluto da Bankitalia (fuori Mussari e Vigni, dentro Fabrizio Viola e Alessandro Profumo) impone il taglio netto di quelle spese: il budget per pubblicità e sponsorizzazioni viene dimezzato. Nello stesso anno, Mps viene travolta dal terremoto giudiziario e Rossi precipita dal suo ufficio. Una morte archiviata per due volte dalla Procura di Siena come suicidio, tesi cui la famiglia non ha mai creduto. Una terza indagine, condotta a Genova, ha acceso i riflettori sui possibili depistaggi legati alla presunta ricattabilità di alcuni magistrati toscani, un fascicolo archiviato e mandato al Csm per valutare eventuali profili disciplinari. Ma il caso, ancora oggi, rimane talmente controverso da aver portato alla creazione di una Commissione parlamentare d’inchiesta (come si legge nel pezzo a sinistra), che dovrebbe ripartire proprio dal tracciamento dei movimenti finanziari. Quello stesso ambito esplorato di recente dalla Procura di Siena, che nel 2019 ha aperto un nuovo fascicolo. Gli accertamenti – che il Fatto ha raccontato – riguardano il mistero di un numero “4099009” che qualcuno digitò sul telefono del manager dopo che era già volato dalla finestra. Secondo uno dei testimoni sentiti, quella serie di cifre non sarebbe un numero di telefono ma un conto bancario. E potrebbe corrispondere a un certificato al portatore che collegherebbe il sistema delle sponsorizzazioni sportive alla Lega. Un’ipotesi tutta da verificare.

 

I bilanci del gruppo

I bilanci del gruppo Mps raccontano nel dettaglio quanto fosse delicato il compito di Rossi, incaricato di gestire un portafoglio che, come detto, negli undici anni di dominio di Giuseppe Mussari – prima presidente della Fondazione Mps, socio di controllo della banca, poi al vertice del gruppo finanziario – ha raggiunto una media di 54 milioni di euro l’anno. È il doppio di quanto il gruppo sborsava, ad esempio, per i servizi di pulizia di tutte le sue 2.500 filiali. Segno che Mussari considerava molto importanti queste spese di comunicazione, aumentate proporzionalmente ai rischi finanziari che la banca si è assunta. Dal 2007, anno della sciagurata operazione Antonveneta, fino alla fine del 2011, quando Mussari è stato sostituito con Profumo, il budget per la comunicazione non è mai sceso sotto i 57 milioni di euro, toccando l’apice nel 2010 con 66,1 milioni di euro (si veda la tabella a lato, ndr). Sebbene in pubblicità su giornali, radio e tv l’ex presidente di Mps non abbia mai lesinato, è sulle sponsorizzazioni sportive che ha puntato più forte. Sui 58 milioni spesi nel 2011, solo un terzo è andato in pubblicità: quasi tutto il resto – 35,6 milioni – è stato investito in sponsorizzazioni, soprattutto sportive.

I rendiconti finanziari non forniscono le cifre precise elargite alle singole squadre, ma danno l’idea di quale fosse la strategia della banca: sponsorizzazioni a pioggia, su società locali, quasi esclusivamente in territori dove la banca aveva già quote di mercato importanti. “Investivamo un sacco di denaro in zone in cui in teoria non ne avevamo bisogno, non almeno dal punto di vista commerciale”, racconta un top manager di Mps chiedendo l’anonimato.

 

La lista delle società

L’elenco delle società sportive “foraggiate” è lungo: A.C. Siena, Mens Sana Basket, A.C. Arezzo, U.S. Virtus Poggibonsi, Mantova Calcio, Viadana Calcio, Viadana Rugby, Basket Bancole, Top Team Volley Mantova, GEAS Basket femminile Milano, Associazione sportiva Calcio Femminile Siena, Federazione Italiana Canoa e Kayak, Fidal Toscana, Roma Polo Club, Federazione Italiana Golf Sezione Toscana, Federazione Italiana Tennis Sezione Toscana.

Perché spendere così tanti soldi per società sportive della Toscana, la regione in cui Mps aveva già una quota di mercato superiore al 40%? Un indizio è già emerso dalle carte dell’inchiesta sulla banca condotta dalla Procura di Siena. In un’intercettazione pubblicata dal Corriere della Sera, Mussari parlava con Giuliano Amato. Oggetto: uno scambio di favori. Amato s’impegnava a sostenere la candidatura di Mussari a presidente dell’Abi, l’associazione bancaria italiana, e il numero uno di Mps prometteva che la sponsorizzazione al Circolo tennis Orbetello, di cui il politico del centrosinistra era presidente onorario, sarebbe rimasta invariata.

Di certo la maggior parte dei soldi stanziati da Mps per le sponsorizzazioni sportive andava a due realtà di Siena: la squadra di calcio, l’Ac Siena, e quella di basket, la Mens Sana. Prendiamo il caso dell’Ac Siena. Nella stagione 2010/2011, quando militava nel campionato di serie B, il club ha ricevuto da Mps 8 milioni di euro come sponsorizzazione. Tanto per avere un metro di paragone, nella stessa stagione l’Inter, club di fama internazionale che aveva appena vinto il triplete, incassò 12,1 milioni dal suo principale sponsor (Pirelli). I crac del Siena Calcio e del Mens Sana Basket sono oggetto di procedimenti giudiziari. Nel secondo, in particolare, i pm ipotizzano la creazione sistematica di fondi neri.

 

Il ruolo del manager

La morte di Rossi è avvenuta proprio nell’anno in cui la coppia dei nuovi manager Profumo e Viola subentra a Mussari e Vigni, tagliando di netto questi investimenti. Dai 42,7 milioni del 2012, il budget dedicato a pubblicità e sponsorizzazioni passa di colpo a 18,6 milioni. Un contesto ritenuto interessante dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, se mai dovesse partire.

 

https://www.ilfattoquotidiano.it