Mps, i dubbi del Tesoro su Selvetti come ad Bettio verso la presidenza

di Andrea Greco
MILANO — La prima tornata di nomine nelle partecipate pubbliche è pronta, con una lista di nomi tutti nuovi per il Monte dei Paschi. Entro mercoledì il Tesoro, primo azionista al 68% a Siena, dovrebbe pubblicare la lista da far votare all’assemblea del 6 aprile.
A quel che si apprende i partiti della maggioranza, che martedì hanno riunito i loro emissari sui dossier nevralgici riguardanti quasi cento poltrone (anche dei vertici Enel, Eni, Poste, Leonardo, Terna, Enav) avrebbero concordato su otto nomi. Tra questi figurerebbe come futuro ad del Monte il banchiere Mauro Selvetti, e come presidente la docente di Politica economica Francesca Bettio, studiosa del lavoro femminile e dell’uguaglianza di genere a Siena. I confermati dal cda uscente (espresso dal governo Gentiloni) sarebbero solo Nicola Maione e l’economista ex rettore dell’Università di Siena, Angelo Riccaboni. Tra gli altri, nuovi, ci sarebbe l’avvocato romano Bernardo De Stasio (di simpatie Pd) e l’ex procuratore generale di Milano, Felice Isnardi, voluto da M5S. Un cocktail di scelte che ricalca l’asse di governo, ma nelle prossime ore dovrà passare il vaglio del Tesoro, dove pare ci siano dubbi su Selvetti, 59enne ed ex ad del Creval dopo 38 anni nell’istituto valtellinese. Si vocifera di dubbi, nei corridoi di Via XX Settembre, per cui si preferirebbero manager con rapporti più rodati con la Bce e la Commissione Ue, da cui dipendono gli aiuti di Stato concessi a Mps fino al 2021. Potrebbe sortirne un braccio di ferro tra la maggioranza e il Tesoro, che per guidare di Siena dopo Marco Morelli vedrebbe meglio calibri tipo Alberto Minali (ex ad di Cattolica Assicurazioni), Roberto Nicastro (vicepresidente di Ubi), Marina Natale (ad di Amco). Risulta comunque che Selvetti sia stato formalmente “approvato” da uno dei cacciatori di teste del Tesoro. L’esito del confronto potrebbe regalare sorprese e conseguenze: le nomine Mps sono solo l’antipasto.
Per trovare la quadra sui vertici delle società maggiori, che in Borsa valgono circa 150 miliardi e svariate decine di commesse e ordini, c’è qualche giorno in più. Il governo si è dato per scadenza ideale il 21 marzo, limite temporale per presentare la lista per l’assemblea di Poste Italiane. E l’intenzione sembra sia ancora quello di completare tutte le nomine restanti entro tale data, per comporre in modo omogeneo un mosaico sempre sottoposto a sfiancanti pressioni, politiche e non. A due settimane dalla scadenza sembra profilarsi una diffusa conferma dei capi operativi, con invece più novità su presidenti e consiglieri. I più vicini alla conferma sembrano Francesco Starace (guida l’Enel) e Matteo Del Fante a capo delle Poste. Vede il tris anche Claudio Descalzi, ad dell’Eni, benché una ventina di parlamentari M5S abbiano già firmato contro la sua conferma: fatto che mette alla prova la tenuta già precaria tra la base e i vertici del Movimento. Più incerta la conferma di Alessandro Profumo quale ad di Leonardo: una carica per cui il premier Giuseppe Conte vedrebbe bene Domenico Arcuri, ad di Invitalia.
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