Variante Q

Mentre il covid continua a minacciare il mondo con la comparsa della nuova variante sudafricana rinominata “Omicron”, nel sottobosco della politica italiana, piano piano terra terra come recita l’opera “La calunnia è un venticello” del grande Gioachino Rossini, è un’altra la variante che tiene banco: quella Q che neanche a dirlo sta per Quirinale.

Ebbene sì, il settennato di Sergio Mattarella volge al tramonto e prima di addentrarsi nell’analisi di coloro i quali potrebbero presto sostituirlo, è necessario quanto utile provare a raccontare come sono stati gli anni di Mattarella alla Presidenza della Repubblica.

Nel 2015 quando fu eletto, il comico e satirico Maurizio Crozza per indicarne il debole carisma lo soprannominò “50 sfumature di grigio”. Mai previsione si rivelò più errata.

Un fine osservatore, ex socialista, come Claudio Martelli fin da subito disse che Sergio Mattarella non era affatto un uomo di scarso peso e rilevanza politici ma bensì un grande notabile e intellettuale della sinistra democristiana che faceva capo a Ciriaco De Mita, un politico dalle prese di posizione anche aspre: nel 1990 ad esempio quando il ministro repubblicano del governo Andreotti Oscar Mammì propose la legge sull’editoria che andava in qualche modo a regolarizzare tra le altre cose, la difficile situazione delle televisioni berlusconiane, vista la pronuncia di incostituzionalità da parte della Corte circa il decreto di Craxi del 1984, Mattarella fu uno dei ministri di quel governo che si dimisero in segno di protesta.

Un uomo duro quindi e politicamente ben orientato, dai principi etici, politici e costituzionali granitici. Soprattutto un Presidente che siamo stati molto fortunati ad avere in questi sette anni al Quirinale, anni difficilissimi nei quali il Capo dello Stato ha saputo tenere insieme il difficile tessuto sociale e politico-culturale del Paese, sconquassato dalla rivoluzione populista prima e dalla pandemia dopo. Il Presidente Mattarella ha saputo stemperare e costituzionalizzare le intemperanze e le infuocate rivendicazione del populismo penta-leghista, passando sopra a strampalate accuse di impeachment provenienti dall’allora leader M5S Di Maio, dimostrando una pacatezza ed un garbo istituzionale senza precedenti. Ha tenuto per mano la Nazione durante i mesi più difficili del covid-19.

Chi dunque in grado di sostituire una personalità così alta? La politica parlamentare per adesso tace attendendo il momento opportuno. Intanto dilettiamoci con qualche ipotesi di fantapolitica.

Un Mattarella-Bis, anche se profondamente auspicabile, pare impossibile: il Presidente ha più volte sottolineato il desiderio e la volontà di lasciare. Qualche settimana fa ricordando uno dei suoi predecessori al Quirinale, Giovanni Leone, ne ha sottolineato la convinzione che non fosse corretta la rielezione di un Capo dello Stato o comunque che non debba diventare un fenomeno strutturato.

In più come sanno i bravi “democristianologi” Sergio Mattarella è uno di quegli uomini politici della DC che fanno parte della scuola di Leopoldo Elia, giurista e accademico democristiano, profondo fautore dell’intransigenza formale e sostanziale dei principi costituzionali. Partita chiusa dunque.

E gli altri? Da una parte c’è Silvio Berlusconi che ha ufficialmente aperto la sua personale campagna elettorale per la corsa alla presidenza della Repubblica lodando il ruolo prezioso del reddito di cittadinanza nella lotta alla povertà, nella speranza chiaramente di conquistare le simpatie dei parlamentari grillini.

Dall’altra c’è Romano Prodi il quale per dire la verità si è ufficialmente chiamato fuori. Tatticismo? Chi lo sa…

Per quanto riguarda il Presidente Draghi, se la regola è che i nomi interessanti escono alla fine o questa è l’eccezione che la conferma oppure si tratta semplicemente di un bluff.

Spazio adesso alle personalità che potrebbero veramente avere una chance nella corsa al Colle, vediamo chi sono.

Uno dei mantra concernenti l’elezione del Presidente della Repubblica è di tenere sott’occhio chi non parla e se ne sta in silenzio in attesa ed il silente più irrequieto e più attivo è senza ombra di dubbio Pierferdinando Casini. Amico personale e molto vicino a Matteo Renzi, che con la sua fronda parlamentare sarà decisivo anche in questa partita, può raccogliere consensi sia a destra che a sinistra in quanto da sempre alleato di entrambe a fasi alterne. Difficile prevedere quale potrebbe essere l’atteggiamento pentastellato su questo nome.

Uno che stavolta potrebbe farcela è il Prof. Giuliano Amato, attuale Vicepresidente della Corte Costituzionale. Nella sua versione ulivista gode certamente dell’appoggio del centrosinistra a guida Enrico Letta il quale potrebbe cercare di convincere Giuseppe Conte. Quello di Amato inoltre è un nome graditissimo anche a Berlusconi che non ha mai smesso in fondo di vederlo come il braccio destro del suo amico Bettino Craxi.

Tertium non datur, ma faremo un’eccezione, è Luciano Violante. Ex Presidente della Camera, ex presidente dell’Antitrust, è il candidato perfetto in realtà. E’ fuori da tutto senza essere mai uscito da niente, da sempre nell’alveo del centrosinistra è un prezioso interlocutore del centrodestra berlusconiano per quanto concerne i temi legati alla giustizia. Il suo passato da magistrato prima e alla commissione parlamentare antimafia poi lo rendono perfetto anche per deputati e senatori M5s. Stavolta l’atteggiamento indecifrabile riguarda Lega e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

E se fosse una donna? La prima donna a diventare Presidente della Repubblica?

Io sono un sognatore e quindi il primo nome che mi viene in mente è quello della Senatrice a Vita Liliana Segre. Rappresenterebbe sicuramente la miglior guida morale per un Paese come il nostro che pare ormai inesorabilmente aver perduto ogni valore etico e civile. Magari.

Un’altra donna che potrebbe passare alla storia come la prima al Quirinale è Emma Bonino. Una vita intera passata a combattere per i diritti civili assieme a Marco Pannella, oggi come ieri strenua difenditrice dell’Europa. Oggi con 200 miliardi di argomenti è più facile, vedi Salvini…, ma ieri era facile attaccarla, vedi di nuovo Salvini…, eppure Lei, forte della sua coerenza, non ha mai mollato.

Nel campo del centrosinistra due sono le figure che possono competere in questa sfida: Anna Finocchiaro e Rosy Bindi. Alle spalle due storie distinte e distanti ma di altissimo profilo e profonda credibilità: la prima viene dal vecchio partito comunista italiano mentre la seconda è stata una democristiana di ferro, le due grandi famiglie politiche che hanno dato vita all’attuale partito democratico.

Ultima ma non certo per importanza è l’attuale Ministra della giustizia Marta Cartabia. In passato Presidente della Corte Costituzionale. Una tecnica pura in questo caso che con la sua elegante razionalità potrebbe rappresentare per la nazione un importante faro visto lo stato confusionario della nostra classe politico-partitica.

La variante Q ha dunque terminato il suo volo pindarico, il suo percorso e lo ha fatto con l’auspicio più bello: una donna finalmente eletta alla Presidenza della Repubblica.

Mi vengono in mente le parole di Robert Kennedy che citando George Bernard Shaw diceva: “Ci sono coloro che guardano le cose come sono e si chiedono perché… Io sogno cose che non ci sono mai state e mi chiedo perché no?!?..”

Lorenzo Marretti