La ripartenza

Il Pd lancia la concertazione per la ripresa “Al tavolo con opposizione e sindacati”
di Goffredo De Marchis
ROMA — La delegazione del Pd oggi in Consiglio dei ministri parlerà con una voce sola per chiedere a Giuseppe Conte di «condividere un pezzo della ripartenza», come dice un membro dem del governo. Non sarà un ultimatum. Dovrà essere una decisione comune, i 5 stelle sono chiamati a dare il via libera, ma il partito di Nicola Zingaretti fa sul serio: ci vuole una cabina di regia per la riapertura. Più le scelte sono concordate con tutti gli interlocutori, più saranno efficaci e prese in sicurezza.
Ci vuole un tavolo dove siedano imprese, categorie, sindacati, partiti dell’opposizione, amministratori locali e il governo. Tanto più adesso che il capo del comitato tecnico- scientifico Brusaferro ha pronunciato le parole chiave “fase 2”, registrando quindi il successo parziale delle misure di lockdown.
Le riaperture saranno scaglionate, con la giusta distanza, dotando i lavoratori di mascherine e altri strumenti di protezione, ancora meglio attivando una procedura di screening preventivo prima di riavviare una fabbrica o un altro luogo di lavoro. Insomma, la cabina è chiamata ad elaborare un piano di ripresa delle attività, di riaccensione del motore. Il piano camminerà di pari passo ai dati sulla emergenza sanitaria, la differenze tra regione e regione, alla grandezza delle aziende, alle produzioni che più sono pronte a rilanciare il lavoro.
Ieri durante le riunioni e le telefonate tra Palazzo Chigi e i ministri si è ignorato il tema. La preferenza tra gli argomenti è stata accordata al decreto liquidità, sul quale è l’esecutivo che si gioca la faccia. Oggi in Consiglio è il giorno in cui si dovrà pensare a come strutturare il dialogo di tutti per la riapertura. L’organismo che hanno in mente i dem è abbastanza snello. Se è possibile, auspica il presidente dell’Europarlamento David Sassoli, sarà chiamato a lavorare in parallelo con l’Europa. Anzi, la sponda europea sarà fondamentale per il buon esito di un rilancio del Paese che coinvolga storie e persone diverse. «Dev’essere primavera per tutti», dice Sassoli. Perciò il messaggio del Pd è che non bisogna temere «commissariamenti», cessioni di sovranità. L’emergenza è stata gestita dal premier e sta producendo i primi risultati. Ora non c’è da essere gelosi di ruoli, vanno accettati sostegni e aiuti esterni. Le gelosie naturalmente non coinvolgono solo il governo. Già ieri l’assessore alla Sanità lombarda Gallera ha precisato che al tavolo occorre un rappresentante della sua regione mentre l’esecutivo non nasconde la sua predilezione, nel centrodestra, per Luca Zaia. Ecco, prima delle idee viene la composizione della cabina, perché funzioni davvero. Per dirla tutta, il piano non dovrebbe servire solo a individuare le possibili riaperture, ma anche a condividere la proroga di alcune misure restrittive. Per la scuola, per l’università, per le attività commerciali, per lo sport. Del resto, è evidente che manca un coordinamento se mentre si ragiona su una ripartenza, Lombardia e Toscana, gestite da amministrazione di colore diverso, ordinano la circolazione degli abitanti con obbligo di mascherina.
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