Ma spuntano “i democratici” un gruppo per blindare Conte

Il premier e Zingaretti pensano a una pattuglia di parlamentari formata da ex 5S e transfughi di Iv e Forza Italia. Circola già il nome. Più cauti Franceschini e Guerini: diamo una chance a Renzi
di Tommaso Ciriaco Annalisa Cuzzocrea
ROMA — Un gruppetto parlamentare per blindare la legislatura, ecco dove si ferma a sera il pendolo dell’operazione giallorossa per sostituire Matteo Renzi. Ci sarebbe già un nome provvisorio, “I democratici”, ma quest’ultimo dettaglio è per adesso solo una suggestione di Goffredo Bettini. Conta soprattutto l’obiettivo che sta dietro l’operazione: raccogliere senatori di Italia Viva e Forza Italia, più qualche ex grillino. Riunirli come ultimo baluardo parlamentare a un’Italia sovranista guidata da Matteo Salvini. Sostituire in corsa il leader di Rignano, senza neanche passare da una crisi di governo, e spedirlo all’opposizione prima che sia lui a mandare a casa l’avvocato giallorosso.
Una premessa: nel Pd è in corso una battaglia politica dura sulla soluzione migliore per contrastare l’offensiva renziana. E per renderlo irrilevante a Palazzo Madama. Le posizioni dei big evolvono con il passare delle ore, ma ieri sera la fotografia era questa: Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti sono disposti ad accettare anche una nuova pattuglia parlamentare che sostenga il premier. Potrebbe anche riunirsi come componente del Misto, per poi in prospettiva entrare addirittura nel Pd. L’importante è rendere chiaro «in fretta » che Renzi non può più tenere in scacco l’esecutivo. Così propone Bettini, così gradirebbe anche Conte. E invece l’ala democristiana del Nazareno – quella capitanata da Dario Franceschini e che arruola anche Lorenzo Guerini – ha preso a sostenere una tesi un po’ diversa: diamo al dialogo con Renzi «un’altra possibilità », sfidiamolo sui temi. Se poi dovesse comunque rompere, perderebbe per strada parecchi senatori di Iv. Tornerebbero nel Pd e garantirebbero la legislatura. Tanto è vero che il ministro della Cultura fa sapere di non aver avviato una campagna di reclutamento. E confida in privato, affinché il messaggio arrivi a chi teme le urne: «Dopo questa maggioranza e questo governo ci sono solo le elezioni, nient’altro».
La verità è che divergono sulla strategia, ma non sull’obiettivo finale. Anche perché Zingaretti, Franceschini, gli ex renziani rimasti nel Pd e pure i vertici del Movimento al Senato – Vito Crimi e Paola Taverna continuano a ricevere sms ammiccanti di senatori preoccupati dal futuro (e da Salvini). E infatti oggi alcuni dei berlusconiani pronti a transitare in maggioranza si riuniranno in gran segreto al Senato. Ma chi sono? I nomi continuano a circolare vorticosamente, nonostante le smentite di molti. Anche i vertici renziani, ufficiosamente, danno per probabili gli addii dell’ex 5S Gelsomina Vono e dell’ex azzurra Donatella Conzatti, entrambe attualmente in Italia Viva. Il socialista Riccardo Nencini, che ha offerto a Renzi il simbolo per dare vita al gruppo a Palazzo Madama e non intende tornare sui suoi passi, assicura però di «essere certissimo che Renzi non farà cadere il governo ». Come a dire tra le righe: se invece dovesse farlo, il Psi potrebbe restare comunque in maggioranza. Tra i senatori di Forza Italia, intanto, continua a girare voce che Sandro Biasotti, Andrea Causin, Franco Dal Mas, Paolo Romani, forse anche l’Udc Antonio Saccone ragionano sul grande salto («ma le assicuro che il nostro partito – dice Antonio De Poli – è e resta nel centrodestra»).
Conte, nel frattempo, è costretto a mostrarsi disinteressato. Fa sapere di ignorare le trattative parlamentari, «sono questioni che riguardano i gruppi». Però pone le basi per costruire il terreno su cui rompere con Renzi. Una possibilità è portare presto l’agenda 2023 in Parlamento e sfidare il leader di Rignano. Tra oggi e domani si completeranno i tavoli tematici, poi sarà il momento di tirare le somme. «Dobbiamo fare in fretta», confida ai suoi, «anche perché Renzi non si fermerà».
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