L’obbligo vaccinale “nun me piace”, dice Salvini. No dal Pd al collegio per Conte

L’editoriale del direttore Nico Perrone

ROMA – Continua la battaglia sull’obbligo vaccinale e sul Green pass. Ieri il premier Mario Draghi ha fatto capire che il Governo andrà avanti, che l’obbligo arriverà presto e non fa niente se la Lega di Capitan Salvini si è detta contraria. Una posizione, quella del leader leghista, che molti vedono dettata dalla necessità di non lasciar campo libero a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, nella ricerca di consensi nel vasto mondo dei ‘No vax’. Il Pd incalza il premier per un chiarimento politico con la Lega perché non si può stare al Governo e votare contro le decisioni dello stesso Governo. Draghi ha detto che il confronto ci sarà, ma è tema che riguarda i rapporti tra le forze politiche non l’azione del Governo.

Per quanto riguarda la campagna vaccinale, oggi il Commissario Figliuolo ha pubblicato i nuovi dati: sono senza vaccino 3,6 milioni di over 50 e il 7,9% del personale della scuola, mentre si è immunizzato il 50% dei 16-19enni e il 20% dei 12-15enni. In particolare, in attesa della prima dose o della dose unica restano ancora 260.544 over 80, 566.693 della fascia 70-79 anni, 1.021.269 della fascia 60-69 anni e 1.846.352 della fascia 50-59 anni.

Di qui la volontà del Governo di spingere a tavoletta per raggiungere il traguardo dell’80% di vaccinati entro fine settembre. Ma il leader della Lega non ci sta: “Noi siamo al governo, e ci rimarremo, per aiutare gli Italiani ad uscire dall’emergenza sociale, sanitaria ed economica, come richiesto dal Presidente Mattarella” ha detto Salvini rispondendo alla domanda se il Carroccio uscirà dal governo qualora il premier Mario Draghi decidesse di introdurre l’obbligo vaccinale.

Stiamo lavorando per portare avanti tutte le riforme necessarie – aggiunge il segretario della Lega -, dal fisco alla giustizia, dalla pubblica amministrazione alla concorrenza, con l’obiettivo di utilizzare al meglio i fondi europei del Pnrr. Ciò non toglie che, in caso di divergenze su singoli provvedimenti, la Lega confermerà in Parlamento le sue posizioni di sempre, evidentemente diverse da quelle della sinistra su temi come aumento delle tasse, immigrazione, taglio delle pensioni e obbligo vaccinale (che non esiste in nessun Paese europeo)”.

 

La Lega, ha sottolineato Salvini, “ha scelto di entrare in questo governo di emergenza per responsabilità e amore per l’Italia e ci rimarremo, Pd e 5Stelle si mettano l’animo in pace, non li lasceremo certo soli a governare per imporre nuove tasse, Ius Soli, taglio delle pensioni o ddl Zan. E se in Parlamento si troverà una maggioranza per modificare, o addirittura cancellare, il reddito di cittadinanza, tutti ne dovranno prendere atto”. Dalla Lega però si è alzata anche la voce del Governatore del Veneto, Luca Zaia, per sottolineare che “non siamo contro i vaccini, penso sia chiaro. Salvini stesso si è vaccinato. Poi che ci sia dibattito penso sia il sale della democrazia”. Quanto al Green pass, oggetto dello strappo alla Camera, “io ce l’ho, ce l’ha anche Salvini, non c’è nessuna mia posizione contro il Green pass. La Lega – ha ricordato il presidente veneto – ha fatto anche approvare l’allungamento da nove a dodici mesi del Green pass“.

Per quanto riguarda il confronto politico tra Pd e M5S, occhi puntati sul risultato di Roma. Nel caso di vittoria di Roberto Gualtieri, candidato Pd scelto dalla coalizione di centrosinistra, questi dovrà lasciare il seggio della Camera vinto nel collegio Roma 1. Un collegio che fa gola a molti, ci sono voci che, pensando al rafforzamento dell’alleanza tra Pd e M5S in vista delle politiche, lo vedrebbero assegnato a Giuseppe Conte, presidente dei ‘grillini’. Speranza vana: “Chi lo pensa se lo può togliere dalla testa – dice una fonte autorevole dem – quel collegio per noi è assai significativo e non lo lasceremo ad altri, lì ci sarà un candidato del Pd“. Chi? La fonte non vuol fare nomi, ma un altro dem rimanda alla lettura del testo che Nicola Zingaretti, ex segretario e Governatore del Lazio, ha inviato al Foglio due giorni fa: “Ha tutta l’aria di essere il manifesto politico di chi pensa di calcare presto la scena nazionale”, sottolinea.

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